Scritto da © maria teresa morry - Gio, 31/01/2013 - 17:38
Può sembrare troppo disinvolto ,lo so…non è facile superare la ritrosia negativa di parlare al prossimo, allo sconosciuto. Mentre tu cammini veloce con i tuoi pensieri, con la tua borsa carica di " pensieri" e di problemi cacciati dentro a forza assieme alla penna biro e all'agenda, perché mai ti dovresti fermare a parlare con un uomo che ,proprio a quell’ora del mattino, sembra fare assolutamente nulla , se non respirare quella stessa aria gelida che respiri tu? Magari avverti pure che il primo caffè della mattina ti sta disturbando lo stomaco, e che non era buono come immaginavi,
Io invece ho cominciato a fare questa cosa: mi fermo a parlare con chi incontro appoggiato ad un muro, in attesa di una sigaretta o di una moneta.Si possono fare scoperte sensazionali circa l’ Altro. A volte dalla bocca di costoro si espandono storie insicure e dolorose. Emerge un’umanità molto lontana dalla nostra; gente che vive in modo del tutto diverso e avverso. La storia di una persona merita sempre di essere ascoltata. Con una domanda si avvia l'occasione per ripetere a volte un j'accuse, o forse cercare una giustificazione a come la vita ha dipanato la matassa degli eventi contrarii, quelli che hanno costretto alla partenza e alla strada. Chi aveva una casa, l'ha perduta. Chi una famiglia, l'ha lasciata. Mi rendo conto, e ciò mi appare stupefacente, come queste persone rispondano sempre senza reticenze, mentre chi cammina svelto verso il suo lavoro – quale esso sia – non sa fare domande, proprio non gli interessa porre domande. Che mi importa di questo poveraccio? Gli dò un euro e va bene così.
Potrei allora parlarvi di Klaus. Da quest’estate tutte le mattine , davanti al cinema Corso, sta seduto un uomo dai tratti aristocratici, appoggiato ad uno zaino sfondato, di vecchio cuoio ingrassato. Ad osservarlo bene , sembra un nordico. Non ha l’aria del mendicante , anche se calza grosse scarpe con la suola chiodata e indossa abiti dai colori imprecisi, ma non rotti né sporchi. Da un berrettone di lana scendono lunghe ciocche di capelli biondi, ispidi , che si confondono dentro una barba lunga e appuntita, rossiccia e striata di bianco. Il naso aquilino discendente è pronunciato per la magrezza del viso. Ha occhi azzurrissimi, un poco rotondi.
Così oggi decido di rivolgergli la parola. Non gli porgo più la solita moneta, voglio conoscere la sua storia. Come si attacca discorso con un uomo così? Quale può essere il suo primo problema sulla strada, a gennaio? O la fame o il freddo. Ed infatti gli chiedo come se la passa.
L’uomo sorride, ha tutti i suoi denti, non è vecchio anche se la vita scomoda gli ha inciso le rughe e inasprito la pelle.
In un italiano duro ed impreciso mi spiega che è un cittadino tedesco di Amburgo, per l’esattezza.
Ha lavorato trentacinque anni in Germania, mi dice anche il nome della ditta, forse un’industria, ma non capisco bene. “ Che ci fa qua, allora? A passare le mattine sul Corso? “. “ Raccolgo monete per mio compagno. Così lui manciare”. Adesso mi accorgo che parla come il Papa, stessa pronuncia. Mi precisa che il suo compagno è un cane pastore tedesco, che vive con lui in un caravan, alla periferia della città, vicino all’antico forte austriaco dismesso.
“ Ma che ci fa lei qua, dalla Germania? “ insisto.
“ Giustizia tedesca mi ha rubato tutto”, risponde lui con il viso molto grave e sistemandosi meglio sopra lo zaino.
Vengo così a sapere che a seguito di una causa di divorzio, lui è stato condannato a lasciare la casa e parecchi denari alla moglie. Mi racconta la storia e mi guarda da sotto in su, cercando di capire se io “ ho capito”.
“ Mi rendo conto – aggiungo – ma non le era possibile restare in Germania ugualmente?”
“Nein , assolutamente, io via da quel paese terribile”. Provo una grande meraviglia: è il primo tedesco ,veramente tedesco, che mi parla così della Germania. “ In Cermania – aggiunge – non c’è cuore, solo lavoro lavoro lavoro , ordine e lavoro…” scuote la testa e si guarda le scarpe da montagna. Osservo che indossa due paia di calze per piede.
“ E dopo la giornata qui sul Corso – chiedo- cosa fa?”
“ Vado a casa, al forte. Preparo cibo per mio compagno. Vuoi vedere lui? “ mi domanda con un vago sorriso.
Certo che lo voglio vedere e faccio sì con il capo. L’uomo si fruga in una tascona laterale gonfia di cento cose che non posso sapere e ne trae una foto a colori, fatta alle macchinette della stazione.
L’immagine mostra lui con la testa appoggiata al testone di un cane lupo. L’animale è un bell’esemplare della sua razza, con gli orecchi diritti e la lingua ben in vista. “ Buonissimo ”-commenta l’uomo e lo sguardo gli si intenerisce.
Il resto della giornata, mi spiega, lui lo passa aiutando quelli del canile municipale, a rassettare e pulire i cani.Qualche volta mangia anche assieme agli operai, nella cucinetta del vecchio forte. Mi immagino la scena: scodellano assieme una buona pasta fumante e tagliano qualche fetta di salame. Lui parlerà dei suoi grigi cieli tedeschi,gli altri dei fatti loro.
La sera, nel caravan, l’uomo dice di non aver freddo. Mi informa di avere coperte ed un fornello a gas. “ Ascolto musica da mia radio ” precisa. Ovviamente un tedesco, un vero tedesco , ama la musica. " Parlo con mio compagno".
Mi accorgo che l’uomo, mentre mi ha spiegato la sua storia, non ha mai definito “ cane” l’animale con cui vive. Il pastore è il suo “ compagno”.
“ E la gente come è, qua in Italia?” domando.
“ Voi avete altro cuore “ risponde mettendo via la foto, nella sua profonda tasca “ mai avuto fastidi con polizei . Ho documenta, patente, tutto a posto. I carabinieri passano , battono alla porta di caravan e chiedono tutto bene? “
Direi che dovrei sentirmi al settimo cielo per questa versione di Italia positiva ed accogliente, anche se so che non è così.
Prima di salutarlo e di lasciarlo accucciato sopra lo zaino, gli chiedo quale sia il suo nome. Lui mi risponde “ Klaus”. A me scioccamente viene in mente Sankta Klaus e sorrido. Cerco nella borsa, tra agenda carte e cellulare. Trovo cinque euro. Lo so possono sembrare troppi, ma un grosso cane pastore , vero compagno di un uomo solo , in giro per il mondo, cacciato dalla giustizia di Amburgo, mangia parecchio e di certo merita un buon pasto.
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