Scritto da © maria teresa morry - Dom, 28/10/2012 - 09:31
Due settimane fa , a Venezia, c’è stato un incontro pubblico in città con i componenti della Corte Penale Internazionale di Giustizia , invitata appositamente dagli Ordine degli Avvocati e dei Giornalisti di Venezia , allo scopo di celebrare pubblicamente i dieci anni di insediamento di tale organo di giustizia internazionale; la Corte nasce dallo sforzo di 112 Paesi, chiamati Stati-parte, che l’hanno riconosciuta con il trattato internazionale di Roma, del 1998, ed è operativa soltanto dal 2002. Essa non è un organismo facente parte dell’ ONU o da esso dipendente.
La Corte, oggi presieduta da un giurista coreano , il giudice Song, si è presentata sottolineando la sua continuità nei valori civili ed umani individuati dopo Norimberga e Tokyo, in merito alla inviolabilità della persona umana e alla inammissibilità di eccidi e massacri in ogni caso, ossia non necessariamente connessi a situazioni belliche. Infatti la Corte ha sottolineato il superamento di quel fatidico processo post bellico dei vincitori angloamericani , in quanto, con la sua fondazione, i crimini contro l’umanità vengono perseguitati e repressi non più da organismi giudicanti di provenienza militare o da tribunali speciali di volta in volta costituiti ( come accadde per esempio nel caso di Polpot, per gli eccidi in Cambogia oppure nel caso dei massacri in Ruanda) , ma da un organo di giudici civili permanenti ( ovviamente eleggibili o scelti).
In tal senso quindi , e questo è molto importante, la Corte non applica il diritto del vincitore di una qualche guerra. La qual cosa è molto rilevante poiché ridimensiona una serie di prerogative internazionali in ambito bellico. Basti pensare alla rappresaglia, che il diritto internazionale di guerra riconosce, ma che ora non può essere il pretesto per uccidere indiscriminatamente. La rappresaglia ad esempio, lo ricordiamo tutti, fu ampiamente e sistematicamente applicata dai Tedeschi del corso dell’ultimo conflitto anche a carico di civili innocenti.
La corte è composta da giudici civili e funziona- come ho detto - indipendentemente da eventi bellici, ma mira ad applicare una serie di norme contro i reati avverso l’umanità che rimangono comunque vigenti. I crimini che essa persegue e che sono individuati dal diritto internazionale sono per ora il genocidio, i crimini contro l’umanità, il crimini di guerra. Prossimamente sarà prevista anche la repressione dell’aggressione ( art. 5 del Trattato) da parte di un popolo verso altri popoli o gruppi etnici. Molto rimarchevole poi, a mio avviso, è il fatto che sia rafforzato il principio per cui ,anche in sede internazionale , la responsabilità penale è personale, quindi una politica di genocidio, per esempio, non potrà vedere responsabile, sotto il profilo internazionale, tutto un popolo, ma solo le persone fisiche ( i capi, i responsabili politici e amministrativi) che effettivamente lo hanno istigato, perpetrato e propagandato . Inoltre , è previsto , nei limiti del possibile poichè si tratta di danni talmente gravi da non poter essere davvero risarciti, il risarcimento alle vittime di tali reati e la protezione dei testimoni . Nel solo settembre di quest’anno la Corte si è impegnata a proteggere 2000 testimoni, da eventuali intimidazioni ed attacchi di chi aveva interesse a farli tacere.
Per poter operare, la Corte necessita della collaborazione degli stati aderenti, poiché non ha un esercito, né una “ polizia” . Su questo fatto, come noto, gravano impedimenti di diritto internazionale derivanti dai limiti imposti dalla sovranità degli Stati. Infatti la Corte ha informato che , al momento , 12 mandati di cattura non trovano ancora esecuzione.
Purtroppo la Corte non è stata ancora riconosciuta da alcuni Stati, tra i quali USA, CINA e RUSSIA ; tuttavia l’importanza giuridica delle sue decisioni in materia non potrà non mettere a confronto questi Stati con i principi umanitari internazionali che si vanno diffondendo in merito alla tutela della persona umana e della sua sacralità.
E’ molto significativo a questo punto sottolineare che gli avvocati americani , aderenti all’ A.B.A. ( la loro associazione professionale di oltre 500.000 barristers) , sono impegnati in un grande movimento civile di opinione affinchè anche negli Usa la corte sia riconosciuta come istituzione e nel suo operato. Sulla questione è intervenuto al convegno il presidente degli avvocati americani,il quale che ha presentato come essi si stiano organizzando per sostenere la Corte Penale internazionale rispetto alle autorità governative USA e alla popolazione americana.
La corte offre le massime garanzie del diritto di difesa agli imputati, e non conosce il processo per contumacia, secondo il principio di diritto anglosassone.
E’ stato anche sottolineato come alcuni stati, per facilitare l’operato della Corte, abbiano adeguato i propri principi processuali a quelli della corte. L’Italia sul punto non è ancora del tutto allineata.
Alla Corte possono adire non solo Stati, ma anche associazioni e addirittura persone singole in grado di segnalare alla Procura Generale della Corte che reati di siffatta gravità sono stati consumati o sono in corso di commissione.
Può sembrare che tale organismo abbia ancora delle falle e di certo ci si domanda che valore hanno sentenze che rischiano di non venire eseguite. Il problema però è anche un altro, ossia che si tratta di un organismo molto recente il quale opera cercando di armonizzare un ordinamento giuridico internazionalmente riconosciuto, che scaturisca dalle varie culture giuridiche differenti. E questo fatto, per chi tratta il diritto internazionale è di una importanza unica, in quanto si va fondando una specie di koiné, di linguaggio e prassi comune del diritto internazionale penale , sperando che con il tempo sia la garanzia di un comune sentire dei popoli in merito a fatti gravissimi che hanno vessato e martoriato milioni di persone o etnie per tutto il 900.
In altre parole questa Corte può rappresentare il sorgere e il radicamento di un’etica molto forte in merito ai diritti umani e alla pace
Infatti questi giudici sono venuti a Venezia, sede storica riconosciuta dell’arte diplomatica nella sua antica storia ( Venezia fu presente con il suo diplomatico, il conte Alvise Contarini, ai lavori per la pace di Westfalia nel 1648) al fine di sollecitare gli organi informativi e le organizzazioni di giuristi per la diffusione del suo operato e di attrarre l’attenzione dei cittadini su di essa affinchè sorga e si diffonda una cultura di giustizia e per la persona umana, per i suoi diritti, per la sua dignità, ovunque essa viva o si trovi.
La Corte è stata impegnata, dal 2002 nelle estese istruttorie contro i crimini commessi in Africa ( Uganda, Darfour , Costa d’Avorio e altri) , ha sotto “ sorveglianza speciale” alcuni paesi come l’Afganistan, la Corea e l’ Honduras. Tuttavia essa trova anche gravi difficoltà a poter intervenire in paesi come la Siria, poiché quel Paese non ha sottoscritto il Trattato di Roma.
Queste problematiche sono state esposte dalla Corte anche all’incontro di Venezia. Malgrado ciò è indubbio che l’attività di questa Corte , che deve contare solo sulla collaborazione degli Stati che la riconoscono, debba considerarsi un passo avanti nella storia della civiltà e della pace.
(n.d.s.: il presente pezzo è stato da me scritto in quanto partecipante al convegno con la Corte e non è stato tratto , quale sunto, da notizie di giornale.Qui sono io che ho tentato di fare la giornalista...spero di esservi riuscita).
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