Scritto da © maria teresa morry - Gio, 03/10/2013 - 22:44
" Sì, comparve quell'uomo..." Esitò ed emise per due volte con il naso quel suo suono caratteristico.Vidi che gli pesava nominare quell' uomo, ricordarlo, parlare di lui. Ma si fece forza e quasi, travolgendo quell'ostacolo che lo infastidiva, proseguì con decisione:
" Era un uomo meschino,ai miei occhi, secondo me.Non perchè ebbe una certa importanza nella mia vita, ma proprio perchè lo era. D'altra parte il fatto che fosse un buono a nulla serve a sottolineare quanto irresponsabile fosse lei. Se non fosse stato lui sarebbe successo con un altro,doveva andare così." Tacque di nuovo. " Era un musicista , un violinista , non un musicista professionista, per metà professionista per metà uomo di mondo. Suo padre era un proprietario terriero vicino a mio padre. Il padre era fallito e i figli, tre maschi, si erano sistemati. Solo uno, questo, il minore, era stato affidato alla madrina di battesimo, a Parigi. Lo avevano mandato al conservatorio perchè aveva talento per la musica, diventò violinista e suonò nei concerti. Era un uomo..." Evidentemente voleva parlarne male, ma si trattenne ed aggiunse velocemente: " Non so come avesse vissuto là, so solo che quell'anno arrivò in Russia e venne da me. Occhi umidi, a mandorla, labbra rosse, sorridenti, baffetti impomatati, pettinatura all' ultima moda, viso carino ma un po' volgare, quello che le donne definiscono " niente male", non molto intelligente ma nenanche stupido, con un posteriore piuttosto grosso, come gli ottentotti, dicono. Anche gli ottentotti dicono, sono dei musicisti. Estroverso per quanto possibile, ma sempre pronto a tirarsi indietro alla minima resistenza, teneva all suo aspetto esteriore, soprattutto con quei suoi strivaletti parigini dal colore particolare, con i bottoncini e le cravatte dai colori vivaci ed altri particolari che gli stranieri collegano a Parigi e che sono, per la loro particolarità , una novità che fa sempre colpo sulle donne.Nei modi era artificioso, superficiale. Aveva la mania ,sapete, di parlare per accenni e allusioni, come se voi sapeste già tutto, capiste e foste in grado di continuare da soli. Proprio lui, con la sua musica, fu la causa di tutto. Durante il processo la cosa fu presentata come se tutto fosse successo a causa della gelosia. Non fu così , cioè non è che non fu così, fu così e non lo fu. Il processo stabilì che io ero stato ingannato e che avevo ucciso per difendere il mio onore oltraggiato (così lo chiamano loro). E per questo fui assolto.
" Era un uomo meschino,ai miei occhi, secondo me.Non perchè ebbe una certa importanza nella mia vita, ma proprio perchè lo era. D'altra parte il fatto che fosse un buono a nulla serve a sottolineare quanto irresponsabile fosse lei. Se non fosse stato lui sarebbe successo con un altro,doveva andare così." Tacque di nuovo. " Era un musicista , un violinista , non un musicista professionista, per metà professionista per metà uomo di mondo. Suo padre era un proprietario terriero vicino a mio padre. Il padre era fallito e i figli, tre maschi, si erano sistemati. Solo uno, questo, il minore, era stato affidato alla madrina di battesimo, a Parigi. Lo avevano mandato al conservatorio perchè aveva talento per la musica, diventò violinista e suonò nei concerti. Era un uomo..." Evidentemente voleva parlarne male, ma si trattenne ed aggiunse velocemente: " Non so come avesse vissuto là, so solo che quell'anno arrivò in Russia e venne da me. Occhi umidi, a mandorla, labbra rosse, sorridenti, baffetti impomatati, pettinatura all' ultima moda, viso carino ma un po' volgare, quello che le donne definiscono " niente male", non molto intelligente ma nenanche stupido, con un posteriore piuttosto grosso, come gli ottentotti, dicono. Anche gli ottentotti dicono, sono dei musicisti. Estroverso per quanto possibile, ma sempre pronto a tirarsi indietro alla minima resistenza, teneva all suo aspetto esteriore, soprattutto con quei suoi strivaletti parigini dal colore particolare, con i bottoncini e le cravatte dai colori vivaci ed altri particolari che gli stranieri collegano a Parigi e che sono, per la loro particolarità , una novità che fa sempre colpo sulle donne.Nei modi era artificioso, superficiale. Aveva la mania ,sapete, di parlare per accenni e allusioni, come se voi sapeste già tutto, capiste e foste in grado di continuare da soli. Proprio lui, con la sua musica, fu la causa di tutto. Durante il processo la cosa fu presentata come se tutto fosse successo a causa della gelosia. Non fu così , cioè non è che non fu così, fu così e non lo fu. Il processo stabilì che io ero stato ingannato e che avevo ucciso per difendere il mio onore oltraggiato (così lo chiamano loro). E per questo fui assolto.
Da " La sonata a Kreutzer " di L. Tolstoj, cap.XIX - trad. Anna Maria Capponi Glouchtchenko. Ed. Demetra, collana " Aquarelli".
A parlare è l'uxoricida, in questo romanzo breve scritto da Tolstoj, in età matura , dopo che egli aveva dato vita ai grandi capolavori di Guerra e Pace e Anna Karenina. " La sonata a Kreutzer", tuttavia, non è un'opera minore, se si guarda all' essenzialità dell'impianto del lungo racconto, carico però di una altissima tensione della storia e della descrizione psicologica dei protagonisti ( anche di quelli che fanno parte della narrazione, senza esserne parte recitante). L'opera s'incentra sostanzialmente in un complesso monologo, interrotto appena da qualche battuta di un secondo personaggio che fa da spalla: durante un lungo viaggio in treno per la terra russa, interminabile viaggio, il narratore incontra un altro viaggiatore il quale gli racconta - passo dopo passo - la propria vita e in particolare l'assassinio della moglie, avvenuto apparentemente per gelosia. La donna aveva iniziato a frequentare assiduamente un violinista, assumendo lezioni di musica. Questa circostanza mette in moto il processo di disfacimento del matrimonio, che per altre ragioni (non ve le rivelo) era già in atto.
La drammatica vicenda comincia già da "comparve quell' uomo". L'uxoricida descrive il rivale secondo un canone denigratorio preciso: ossia un soggetto effemminato, superficiale sostanzialmente viscido, non virile insomma. La qual cosa sembra fare da contr'altare alla immagine di donna vacua , litigiosa e deludente che è la moglie di lui, futura vittima.
L'opera ha una costruzione narrativa precisa perchè tratta "in crescendo" di come l'uomo vedeva ( forse vede ancora) la donna, il rapporto con lei, con la sua bellezza e la sua complicità. Ci sono domande ( e risposte) sul matrimonio, sul sesso, sull'amore coniugale e le sue " deviazioni". Interrogativi precisi in merito al perchè due coniugi arrivino ad odiarsi e a tradirsi. Ai tempi di Tolstoj l'adulterio era un fatto molto diffuso e rientrava addirittura in un atteggiamento sociale tipico della classi più elevate. Il titolo è inerente ad un'opera di Beethoven , la nota sonata per violino e pianoforte, ritenuta da Tolstoj fortemente erotizzante. Il romanzo ebbe grandissimo successo di pubblico, provocò scandalo essendo un chiaro atto d'accusa contro la società e le apparenze del tempo. Venne censurato ma subito tosto ripubblicato per ordine dello zar, che lo aveva apprezzato moltissimo! Ve ne consiglio vivamente la lettura!
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