Scritto da © Marco valdo - Dom, 13/04/2014 - 13:32
Rimaneva con lui per dispetto, il dispetto che provava per il primitivo errore, per la cascata di tutte le conseguenze, rimaneva con lui per dispetto, ma lo chiamava amore, ancora passione e comunione, una corda bagnata stretta al collo, uno stillicidio umorale la sopravvivenza, un aguzzino cinese nel buio della stanza, che non voleva sapere niente, ma lo voleva sentir dire.
Sentire il rumore di un meccanismo esatto, un sottofondo confuso tra i suoni domestici, i gesti, gli sguardi, le pretese intenzioni, un percorso ad ostacoli che li obbliga alla ragione, all'univoca, santa ragione; L'uomo è stupido di suo, dice sempre il vero, in un modo o in un altro, ma lo dice per confondere il dolore e il limite imposto è molto più ampio del suo campo d'azione, si sente libero, libero di limitare al nulla il suo dolore, le sue pazzie sono documentabili, limitate dalle risate a denti stretti degli spettatori e di lei, che intreccia sempre qualcosa con le mani, con la lingua. L'uomo è stupido e traditore, ancor prima che umano, sopporta un amore galeotto e vano, un amore di un altro amore, pelle di pesca e occhi chiari, il senso intenso della colpa, l'impaccio di un involucro da svuotare, come le tasche al posto di guardia: l'uomo è traditore di suo, ma segue il labirinto del suo tempo libero, le ore alla settimana di lei, che spreme il sesso fra le cosce, sotto il tavolo della canasta, stringe i seni con una corda ruvida e chiacchiera, un fremito alla punta delle dita, raccoglie il dolore nascosto e se lo appiccica sulla pelle, muta, l'apparenza cambia colore alle stanze e disposizioni alle cose; l'uomo ha ammorbato gli occhi chiari di pretese, come lei voleva, intruglio torbido bevuto a piccoli sorsi è il veleno, contagio, la morte è il ritorno.
Rimaneva allora alla porta di un altro giorno, prima ancora del domani, la casa è un grembo, l'uomo un ospite, ritrova le grazie del primo invito, esausto giunge al prologo della cattiva memoria, ancora una volta asciutto di dolore, stringe le ginocchia al petto e non sogna.
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