Scritto da © Marco valdo - Lun, 08/02/2016 - 10:37
A cosa ti somigliavo, se non ti somigliavo a qualcosa?
Così ti ho lapidato di pietre di paragone, mirando alla testa e alla pancia, ma ho una pessima mira. Mi hai aperto il cuore, ti ho aperto il cuore, cosa ne posso sapere io di quella stizzosa pompetta, mica sono Barnard, si fosse trattato di metallo e di plastica, con un caccia vite e una chiave del dieci, forse...
Perché il grosso del problema è che le giranti si incollano, si sedimenta il molle, poi indurisce, succede sempre, a meno che non si usi il depuratore a monte, allora tutto scorre. Scorie, piccole placche di limo, e muschio, dove c'è umido, mi parli veramente col cuore in mano, che punfete e punfete dà il ritmo al tuo eloquire, sincopata sequela di alti e bassi; il mio, di cuore, perde colpi, rispondo un fiato sì e uno no, fuori tempo, fuori luogo, asincrono, calamità di accenti, accenni, io scordo.
“Ma fu proprio in quel momento che schiocchiette la scintilla, là, dove tu mi diciesti “sei senza cuore” io palpitetti i miei primi sentimenti”
Certo ero principiante, te li palpitai colle mani sui glutei e gli occhi sui seni, ma mi ero spogliato di tutto e non avevo tasche dove mettere le mani. fosti astiosa, ansiosa, a iosa ti volevo coprire di baci, rapaci, linguati, trastullanti, ma le tue labbra erano persiane, serrate.
Così misi i guanti di lattice e la mascherina e mi approntai a scardinarti il cuore, senza viti e bulloni mi trovavo a disagio, il fatto che fossi per un certo verso una macchina mi rincuorava
“se c'è una macchina, c'è anche un libretto d'istruzione” mi dicevo
Ero là, lingua a penzoloni che armeggiavo non so bene cosa, attento al minimo rumore, scompenso, segnale
“non la devo far spegnere”
Questo il mio unico cruccio, mandarti su di giri la mia meta
MHHHH MHHHH
credo di aver trovato la valvolina del carburatore, insisto, rovisto, trovo del limo, netto, c'è qualcosa che cola, mhhh, cerco con le dita, sembra il lubrificante del pistone, intanto la stizzosa pompetta galoppa, la temperatura sale, qui mi si ingrippa tutto, bisogna tappare la perdita
UHHH UHHH
Silenzio, la pompetta stizzosa trotta di passi larghi, asciugo tutto e tutto mi sembra in ordine, ritorno al tuo viso, non è più astioso, è diffidente
“Mostro!”
mi dici, non ne afferro il senso, non posso chiederti di disambiguare, non sarebbe professionale, ci farei la figura del principiante
“Grazie”
dico in tuta modestia e intanto penso
“Guarda che mani grandi che ha”
vedendomi arrivare la destra sulla mia gota.
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