Scritto da © Marco valdo - Lun, 27/01/2014 - 10:27
Gli si è eretto un orgoglio posticcio a raddrizzargli la colonna, una specie di verga rigida, che non poggia al pavimento, torvo lo sguardo, dall'alto verso il basso, non importa dove finisce.
Il taglio della bocca è un lungo spregio che nasconde il morbido delle labbra, accentuato dal mento scolpito a vanto, ma gli manca la sella sul cavallo dei pantaloni e lui a bella posta non ci fa caso, ha superato la vergogna dei pochi anni giocando da solo al passaparola, un malinteso di memorie lo ricorda gagliardo e sfrontato, non ha più vicino la carne del passato, può essere andata di certo come lui la ricorda.
Spende il suo corpo a difesa di quella malata memoria, per non avere necessità di argomenti, l'erezione macchinosa e rigida è l'argomento; la sua collocazione, anche questa malintesa, serve alla difesa, che altro non deve fare che tendere il braccio e mostrare il risultato.
Lei gli sta accanto, in silenzio, sorride dello stesso sorriso del palcoscenico, quando si fanno ricomparire per magia oggetti e persone, lo stesso trucco, carico di colore e sempre protesa leggermente avanti, dal pranzo alla cena, dalla cena al letto.
Per i suoi pochi anni, la memoria non gli serve, non gli serve nemmeno per il futuro che non gli appartiene, il suo spazio non è di ingombro, può addirittura gonfiare il ventre di nuova vita, la verga posticcia dell'orgoglio germinerà discendenze e tutto diventerà più vero.
Tutto quello che è esterno non esiste, se non serve alla gloria, diverso e cattivo, ingabbiato dall'odio.
Solo nella distanza siderale che diventa innocenza, qualcuno con un nuovo orgoglio, ricorderà il passato remoto, scordandosi il prossimo.
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