Lisa | Post comici, demenziali, ludicomaniacali | Marco valdo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Lisa

Un minimo di parsimonia Lisa, non doveva accadere, graffi sulla pelle, poco e nervoso il sonno, le mani che non sanno come recare disturbo, come la voce, che parla del dolore forte di uno sciagurato tradimento, ma accennandolo, potrebbe essere anche una canzone, per via della bella voce sussurrata, un piccolo dramma da applausi e il peso di quei pochi anni un trucco. Ho voglia di rimetterti in sesto, portarti da mangiare e da dormire, ma cado nel tranello dei labirinti, perché il pensiero mi porta alle tue labbra e non voglio sembrare interessato altro che al dolore, stupido manierismo da ufficio reclami, di immediatamente tangente, come quella busta che rimane chiusa, non che non si conosca il tipo di dolore, le sue cause, gli effetti, per il riflesso delle carni.
Manca in assoluto nel corpo e nel viso un dettaglio che riconduca al piacere, per questo risalta la bellezza pura e assoluta, mi accorgo che sono passati gli anni, ricordo il vezzo di una ragazzina, felice di esistere, felice di essere incolpevolmente bella, adesso che la bellezza è un inutile bagaglio, fatto nella fretta dell'emergenza, ma non può nascondersi.
Guardo la busta chiusa e la mano, il bianco della pelle, la tua voce mi spiega l'iter della solitudine, dell'abbandono, lo so già, lo ho ascoltato nei corridoi dei si dice, guardo il tuo volto, la chiarezza dello sguardo, ti cerco nella mia classifica, ti ritrovo immediatamente, sei negli amori impossibili, ricordo che ti avevo trovato un marito perfetto per accompagnarti, dovevi vivere in campagna nei miei progetti, dovevi ridere per i bei regali del mondo e abbronzare le tue lunghe gambe alla primavera, dovevano essere piccole sorprese di gioia le tue giornate, ritorno al tuo sguardo, ma non riesco a trovare un modo per tirarti via dal buio, cerco con la voce di dare tempo alla speranza, ma distante.
Ho rifatto molte volte la scena, volevo trovare il modo di riportarti allo stupito sorriso di grazia, toglierti il peso di quella disgrazia che ti trovava nel chiuso della casa, a specchiarti nel volto di chi ti ha regalato la bellezza e adesso te la rubava, come si tiene ferma una pazzia così vicina? con quale forza? con quale amore? Certamente con una precisione che ignora il logorarsi del tuo nome, che sopporta i lividi degli urti e i graffi delle unghie, che chiama con amore la figura distorta che ricorda chi doveva essere il punto fermo, per costruire l'esistenza e non ci sarà nessun rimpianto per i giorni rubati alla vita, ma ugualmente è inumano costringere l'amore alla morte, la bellezza all'abbandono.
Ancora spero in un lieto fine, ti penso piena di un torpore primaverile, che stiri le lunghe gambe dopo il riposo, ancora penso alle tue mani che accarezzano l'amore e alla leggera increspatura del tuo chiaro sguardo, che ha superato un dolore e ringrazia per la bellezza delle cose, un poco di rossetto per le labbra, un poco di carne ai fianchi, ci spero come se nel mondo esistesse un merito e l'uso composto della bellezza fosse un valore da preservare.

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 4530 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Silvana Trabanelli
  • Bowil