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il primo passo in discesa.

Il corpo diventa imprecisione, quello stato intermedio che rende vero alla vista, il massimo dell'espressione, si sente la consistenza, il peso, la perfezione del giorno dopo, lo splendore e il dramma.
Rassegnazione o frenesia, i due estremi.
L'insistere di un gesto ripetuto, infinite volte, quale che sia l'ambito, l'abito mentale, ripetizione ossessiva di sillabe, sempre quelle, rimodulate, cacofonia intestina, guerra di sottosuolo, maleodorante di gas, non si vince e non si perde, il nemico è un muro di gomma che rimanda al punto di partenza. Il corpo reagisce bene, dopotutto è un passo solo avanti alla perfezione,il primo in discesa, che sembra sulle prime comoda, non fosse per il tormento delle giunture che non sono abituate ad ammortizzare.
 
Tutto è nemico, specie nel corpo a corpo, quando la vicinanza vede il correre del tempo, i gesti sono della lotta, perde chi si illanguidisce, chi cede per primo, chi lascia il suo corpo in balia dell'estraneo, il nemico prende quello che vuole, come vuole, chi soccombe non fa più resistenza, si sistema nel verso comodo del sacrificio.
 
Il corpo è solo un passo avanti alla perfezione, il primo in discesa, ma già si sente la morte, come un giorno di fine Giugno, che tutto ancora deve dare e già comincia a cedere, un pensiero come un brusio di fondo, un qualcosa che sta giungendo da lontano, così anche l'amore ferisce, delle carezze si sentono le spire delle impronte, dei baci le increspature, gli abbracci fermano l'aria ai polmoni, il sangue alle vene, intorpidito il corpo.
 
Forse il secondo passo non terrà conto di questa piccola tragedia, le giunture capiranno lo scendere del suolo, i gesti ripetuti diverranno una danza, una nuova perfezione verrà creata, lo scorrere del tempo sarà di nuovo ragione, normale scorrere.
 
L'imprecisione è solo il modo che ha il tempo per fare arrivare alla meta, si rende tutto un passo alla volta.

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