Scritto da © Marco valdo - Dom, 01/11/2015 - 15:14
Il registro è drammatico, l’enfasi attanaglia la gola, l’autore però è un pirla, un minchione, una conchedda, il lettore rumoreggia…
Uno sbuffo di sangue, seguito da un rantolo, si coglie tutta l’onomatopea dello schiaffo, se fosse uno schiaffo, invece è un man rovescio, l’uomo rimedia altalenando le cinque dita, che però perdono il coreografico sbuffo, quindi, in una frenesia di perfezione, ritorna un morbido manrovescio e un deciso schiaffo. Ora tutto torna, meno la simmetria del viso, l’uomo è tentato di correggere l’asimmetria con una pratica masso facciale, ma si trattiene.
Sputa il volto tumefatto, mastica il restante, guarda sprezzante, ma il turgido circostante gli occhi vanifica l’intento, lo sguardo diventa di sfida, il volto bombato se ne rende conto, riesce a dire sola mezza enne della parola “NO!”
Una gragnuola di schiaffi piove dalla mano manca dell’energumeno, nocche e calli, nocche e calli “muratore bergamasco” questo rimbomba nelle cervici del malcapitato, del ben menato. Gli ultimi sbuffi ancora non toccano il pavimento, che il manesco valuta flaccida la reazione a cotanta impudenza, cerca di non pensare alla frase da finocchio che gli è sortita dalla bocca, “Sortita? ma come cazzo parlo?” Da vero macho colpisce lo sterno coll’alto della rotula, “COOO……FFE COO…” lo sguardo rimane basso, ma deficita il fiato, solleva il tronco e chiude gli occhi.
“Ti ergi? Non sono un finocchio! Sono ricercato!”
Il gomito raggiunge il chiavistello della mascella, alla parola “chiavistello” l’energumeno si eccita, stringe i glutei “no! i glutei no!” però la simmetria del volto adesso pare accettabile, l’appiglio alla sua mascolinità lo cerca nelle coste, con due precisi cazzotti alle coste “cosa centra adesso Tadzio?” ormai del malcapitato resta poco, ma il malvivente deve ritrovare l’equilibrio, la dignità e si incaponisce sul tapino, è entrato in un giro vizioso “non mi sto incaponendo sul tapino, sto gonfiando questo merdoso”
“Basta!” riesce a dire il miserrimo,
“toglimi queste parole di bocca, pusillanime”
La notte li ritrova abbracciati, piccioncini nell’alveo del desio.
Uno sbuffo di sangue, seguito da un rantolo, si coglie tutta l’onomatopea dello schiaffo, se fosse uno schiaffo, invece è un man rovescio, l’uomo rimedia altalenando le cinque dita, che però perdono il coreografico sbuffo, quindi, in una frenesia di perfezione, ritorna un morbido manrovescio e un deciso schiaffo. Ora tutto torna, meno la simmetria del viso, l’uomo è tentato di correggere l’asimmetria con una pratica masso facciale, ma si trattiene.
Sputa il volto tumefatto, mastica il restante, guarda sprezzante, ma il turgido circostante gli occhi vanifica l’intento, lo sguardo diventa di sfida, il volto bombato se ne rende conto, riesce a dire sola mezza enne della parola “NO!”
Una gragnuola di schiaffi piove dalla mano manca dell’energumeno, nocche e calli, nocche e calli “muratore bergamasco” questo rimbomba nelle cervici del malcapitato, del ben menato. Gli ultimi sbuffi ancora non toccano il pavimento, che il manesco valuta flaccida la reazione a cotanta impudenza, cerca di non pensare alla frase da finocchio che gli è sortita dalla bocca, “Sortita? ma come cazzo parlo?” Da vero macho colpisce lo sterno coll’alto della rotula, “COOO……FFE COO…” lo sguardo rimane basso, ma deficita il fiato, solleva il tronco e chiude gli occhi.
“Ti ergi? Non sono un finocchio! Sono ricercato!”
Il gomito raggiunge il chiavistello della mascella, alla parola “chiavistello” l’energumeno si eccita, stringe i glutei “no! i glutei no!” però la simmetria del volto adesso pare accettabile, l’appiglio alla sua mascolinità lo cerca nelle coste, con due precisi cazzotti alle coste “cosa centra adesso Tadzio?” ormai del malcapitato resta poco, ma il malvivente deve ritrovare l’equilibrio, la dignità e si incaponisce sul tapino, è entrato in un giro vizioso “non mi sto incaponendo sul tapino, sto gonfiando questo merdoso”
“Basta!” riesce a dire il miserrimo,
“toglimi queste parole di bocca, pusillanime”
La notte li ritrova abbracciati, piccioncini nell’alveo del desio.
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