Scritto da © Marco valdo - Lun, 02/10/2017 - 16:34
Poi si torna indietro, si cercano i punti e gli snodi, ci si prova a spogliare di tutto quello che può fare confusione, si cerca di non fraintendere, con le forze che si hanno, si prova una nuova partenza.
Seduto nell'angolo silenzioso della casa, con una luce tenue e diffusa, l'uomo cerca il saldo dei muscoli, quello che resta al netto della pressione, lo stesso fa coi pensieri, li riduce all'essenza, torna indietro lungo tutto il filo del pensiero, cerca l'origine, il primo lampo.
Comincia dai più semplici, i più elementari, elimina e ridimensiona, rimangono dei piccoli segni, dei codici, il volume delle parole viene compreso e compresso, lo spazio, la distanza più breve. Prova le connessioni lanciando piccoli messaggi complessi, li lancia, guarda il tragitto, poi li distrugge, tutto comincia a funzionare come deve, continua, i pensieri diventano più complessi, bisogna spacchettarli, tanti piccoli pensieri semplici, legati da un filo, compresi e compressi, anche loro solo segni. I pensieri doppi vengono incorporati, legati a differenti fili, lo spazio adesso è vasto, piano, non ci sono ostacoli, quello che c'era è rimasto, quello che è stato eliminato è solo lo sporco, il rotto, l'inutilizzato.
L'uomo si alza, prova l'elasticità del corpo, passando di fianco a lei mima una carezza sul suo collo, lei si piega in direzione opposta alla mano, non si capisce se per evitarla o dargli più spazio. Lei è seduta nel centro della casa, dove c'è il passaggio di tutto, persone, aria, luce, sta tessendo i suoi pensieri, li intreccia di disegni astratti, colle dita a pettine spinge la trama al fondo dell'ordito, lo spazio è un dedalo di diramazioni, la strada più breve non esiste, tutto è arrivi e partenze, tutto è inizio e morte, rinascita. Seduta su una sedia sente il liscio del suo corpo, ma anche dei sottilissimi peli chiari che vengono sollevati al passaggio, i suoi pensieri si conformano al gesto, la trama si stringe, non si vede quasi più lo spazio vuoto, sente un sorriso salire all'idea che lui adesso debba districarsi in quello stretto, fitto dedalo.
Il richiamo è sempre lo stesso, uno sguardo di sfida, una dichiarazione di guerra all'ordine dei suoi pensieri, lui non si tira mai indietro, per orgoglio e convinzione, per desiderio e passione, cominciano a intrecciarsi le parole, i pensieri si incontrano, lui cerca una impossibile linea diritta, che porti da un luogo a un altro, da un'intenzione a un gesto. Lei tira fuori da tutti i suoi cassetti i foglietti riposti, vuole trovare i suoi pensieri nascosti, vuole disordinare di increspature il piano.
Ogni volta si spingono un po' più oltre, lui impara a muovere i suoi pensieri in diagonale, sale sul dritto di una rampa di scale, un gradino per volta, poi si rigira sui suoi stessi pensieri e sale la successiva. Lei ha imparato a riconoscere i suoi termini minuti, a collegarli fra loro, pattina nel vuoto lineare da un cassetto all'altro, trova rispondenze e rimandi, scardina serrature.
La fine della battaglia lascia il campo ingombro di frammenti, non vince mai nessuno, tutti e due si ritrovano a raccogliere i propri pezzi, i gesti che fanno per farlo somigliano a delle carezze, sono nel luogo caldo della casa, come calda e la luce, i loro corpi nudi sono coperti da tutte le parole che hanno usato, sparse in sillabe, lettere, piccoli frammenti di segni, domani si ritroveranno in un nuovo inizio, ognuno a sistemare i propri pensieri, come può e come sa.
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