Scritto da © Manuela Verbasi - Mar, 14/08/2012 - 17:35
Sogno la notte il cielo a giorno, così frequentato da poeti in volo tra i passeri, da poetesse piroettanti ricoperte di piume come poiane. Inciampo spesso sui crinali lussandomi pur di procedere ondeggiando su un tacco dodici. Respiro essenze, aromi fruttati e orientali, brezze di mare in collari di conchiglie. Nessuna ascella olezzante nel mondo incantato degli ultraleggeri. Atterrano, metaforicamente sorvolano gradini, laghi, sono sempre al vertice. Azzurri incastonati nei loro versi improbabili. Smeraldini fotografano rotondità di guance rubizze, efelidi su bionde finte, similsetose, descritte nei sospiri uguali a tutte le alcove, in pomeriggi di burrasca e scirocco, le umidità allocate negli antri un po’ bui e scomodi da raggiungere anche col pensiero. Amano, l’amaro delle bocche melanconiche, le porcellane irriverenti, e le mani… ah, le mani piene di dita da farci cose, finite da unghie per scavare cordoni su schiene curvate ad arco, sangue rappreso fra polpastrelli e cheratina a conservare intatto il dna della fine, l’odore di morte e ammonica su ali impolverate di falene.
Opera: Le casalinghe non sanno volare di Lisandro Rota
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