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Ma la tartaruga non romperà mai da sé il suo scudo

Ma la tartaruga non romperà mai da sé il suo scudo.

 

Raggomitolato in un cappotto di nebbia

brandisco l’ombrello come una spada.

 

Pigne rotte a terra una vecchietta sgrana.

 

Ho setacciato le vie e le ho svolte filo per filo.

Ma è sempre più difficile riannodare

i tanti filamenti sfilacciati,

le sartie tagliate.

 

Ho bisogno di sentire che parlo a qualcuno.

Chiederei ancora

se sapessi

che la domanda verrebbe ascoltata.

 

Non pensare -vizio da masse-

forse è la prima igiene da prescrivere.

Non pensare se non a se stessi.

 

Se gli uomini avessero solo una vaga idea

della paura che hanno i laghi di asciugarsi…

 

Il sigillo crudele non rivela.

La verità, il senso passano

mentre noi parliamo,

irretiti di nessi e legami

a un’esistenza metamorfica, orfica.

 

Le cose vogliono essere quello che sono?

 

L’impercorribile è senza nome:

esperienze innominate,

esplorazioni impercorse,

profumi e suoni anonimi.

L’imprendibile ci fomenta.

Vite per forza (senza buona volontà).

Tolda o tomaia purché da cavità risalga.

Di bestemmia in preghiera

Mi smeriglio e mi smaglio.

 

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