Scritto da © Anser - Mer, 26/01/2011 - 00:09
Ma si può sapere, infine, che volete da me?
Devo essere buffone, cialtrone, ciarlatano
o zerbino di parole sporche di fango e neve?
Non sopporto più nulla!
Ho lo schifo di leggere di pannolini che assorbono
la puzza del sesso e del cuore.
[senza risparmiare, ahimè, la rima con sole e amore]
Ho talmente schifo di me, che ogni parola sfiorata
mi scivola addosso come puzzolente grasso di balena.
Mi volete in guêpière? O con un reggicalze rosa
ad adescare i sogni, che son puttane, travestiti,
e poi guardare di nascosto tette e culi,
parlando male, parlando storto, sghembo
come il silenzio che s’aggira con un sorriso da rapina?
Volete che parli d’orgasmi a gambe aperte,
per non dimenticare, per dio, il come si fa?
Ma chi credete che io sia? Ditelo,
fate vedere che avete ancora [dio mio, che paura]
il coraggio nel cuore. E un sorriso bastardo come il mio
e nessuna pietà, travestita da cioccolatino.
Ditelo! Sono forse Edmond Dantes, o Pollicino?
Sto meglio con naso da Pinocchio? O sono soltanto
un fottuto, bastardo venditore di parole,
mafioso della poesia, un ladro,
un puttaniere da club di scrittori nani?
Cosa volete da me? Io non ho nulla.
Gridatelo, ditelo!
Vi faccio paura quando nego l’amore?
Quando so che tutto è illusione, rabbia?
Il vento inganna le rime
e non esiste cuore, non esiste amore.
E nemmeno il dolore che provo è realtà
ma una fuga vigliacca a culo nudo
un incedere cieco, senza capo, senza coda.
Lasciatemi qui, solo. Non ho bisogno di nulla,
niente m’occorre, mi basto da solo
a nascondere la luce del cielo.
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