L'uomo nero

Meglio con la Sig.na Clementina, bruttina certo, ma si accontenta di un po' di scudisciate. Oddio, rispetto a suo nonno che, travestito da lupo, s'era dovuto ingozzare una vecchia nonna e sua nipote e farsi aprire il ventre per restituirle, mica semplice. E ogni generazione di uomini sempre lo stesso pasto. Da un po', in verità, poiché pare che quella storia non fosse educativa, la raccontano meno e l'ultima bambina, ormai grande, fa la testimonial d'una casa di moda per la biancheria intima, lingerie di color rosso, chiamata Cappuccetto. Anche l'ultimo dei Pollicini, non mangiato, per bonarietà, ora è un ricco magnate della cioccolata ma, tutt'oggi, il lavoro diventa ogni giorno più difficile e far fronte a tutte le richieste è stressante. Ognuno lo vorrebbe seduto sul proprio comodino o nel cassetto della scrivania, nella cassetta attrezzi, per usarlo alla bisogna ma, lui, quasi seguendo un impulso, inventa interventi d'iniziativa, giusto per gratificarsi. Allora visita chi gli capita, li segue e li insegue, li deprime, li manda in paranoia. Una specie di vendetta, una voglia di riscatto da un funzione che non vorrebbe esercitare.
Dallo sgabuzzino delle scope, attende ma, ancora, non arriva richiamo e in casa non si sente che il suono piatto della voce del conduttore televisivo. Ha fa fare, è impaziente, sbircia dallo spiraglio della porta. Il ragazzino guarda la TV, ha il piatto colmo davanti e non lo degna. Esce lentamente e silenziosamente si va a sedere a tavola, nel lato adiacente. Il ragazzino ha un sussulto ma, dalla espressione del viso, non pare spaventato. Eppure ha il cappuccio calato e il viso senza accenti, anonimo.
- Dai mangia ... che devo andare a lavorare. Sai io non esisto, tu mangia che io sparisco.
Un sorriso di entrambi, il piatto vuoto, e la melensa voce del conduttore riprende e annuncia prossimi ingressi in scena, eccezionali.