Mi perdo a volte in un vicolo inquieto
di luce brusca e di gravidi lezzi
non c'è che pietra e imbarazzo d'attesa
per reiterate carenze di spazi
Unghie si rompono contro i mattoni
come un felino che aneli alla fuga
e rabbia scarichi nel parossismo
di barattare mattoni con carni
e sconforto con morsi
Mi perdo e cerco nell'ombra dei sogni
quella parola che chiama a me i venti
quell'ala gelida che mi sottragga
al cacofonico nulla dell'oggi
Eppure c'è tra le nebbie del forse
un luogo acconcio ai miei desideri
ove celarmi alla gogna solare
è la sorgente del tuo incedere dolce
il coglier lesti i profumi d'autunno
per intrecciarci ghirlande di bronzo
e di pallido oro del bosco
E' ancora verde il cammino dell'anno
è ancora dolce il sapore del vento
non mi appartiene il tuo corso ma so
come seguire la tua lenta danza
come percorrere il canto suadente
di quel romanzo vergato di nebbia
di quell'eterna e novella scoperta
che è questo canto d'amore
per te.
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