The Lotto Ticket
Angelo, il mio padrigno, da quanto possa ricordarmi, durante gli ultimi vent’anni non ha mai smesso di giocare al lotto.
Lo guardo di sottocchio con interesse nel modo che lui usa per selezionare e combinare i numeri nelle varie combinazioni. Penso che questo sia un modo secretivo e che lo tiene completamente per se stesso tra gli altri segreti personali che ben non vuole rivelare.
Da quanto sono a conoscenza Angelo non ha mai vinto uno dei premi maggiori, ma è pur vero che è rara la settimana che non abbia una vincita minore che ugualmente gli assicura un buon gruzzoletto da poter spendere nei suoi hobbies preferiti. Sono ben sicuro delle sue vincite, perché sono io che lo accompagno alla ricevitoria e spesso lo vedo raccogliere non meno di due o trecento dollari per la sua vincita.
Ben suppongo che questa è solamente una parte della storia. Penso pure che Angelo, come tutti i giocatori d’azzardo, parli volentieri delle vincite, tralasciando di divulgare la notizia delle perdite.
Penso che questo modo di fare da parte dei giocatori incalliti vada a favore dell’ente che controlla il lotto. Infatti, la gente sente unicamente parlare delle vincite e dei tanti che continuamente diventano ricchi, e in questo modo molti sono invogliati a tentare la loro fortuna.
E` a questo punto mi aspetto che voi annoiati di quanto sto` dicendo mi facci la domanda del perché vi sto parlato di tutto ciò.
Semplicemente lo è perché in tutta la mia vita sono stato incredulo nella possibilità di continue vincite. Per natura non sono un giocatore d’azzardo, e raramente durante la mia vita ho comprato biglietti delle varie lotterie o riempito schedine del lotto.
Sono un freddo calcolatore e ho sempre pensato, “Com’è possibile vincere quando le possibilità sono così minime!”
Angelo morì un anno fa. Lo ricordo bene nella sua costanza nel giocare il lotto e della sua certezza che un giorno…BINGO! E avrebbe visto i suoi numeri uscire nell’ordine da lui prescelto e avrebbe vinto il primo premio.
Alcune settimane fa, prima di morire, Angelo mi chiamò al suo capezzale e in modo sommesso, quasi scusandosi con me, in un sussurro alquanto velato mi diede la sua eredità.
Mi disse, “Mio caro ragazzo, come vedi, sono giunto alla fine… Purtroppo mi rimane ben poco tempo, prima di lasciarvi per sempre. Ho qualcosa per te, ma devi promettermi che ti atterrai a quanto ti andrò a chiedere. Nel cassetto del comodino troverai una larga busta gialla. Contiene alcune migliaia di dollari. Sono i risparmi delle mie vincite al lotto. In quella stessa busta troverai pure le schedine con scritti i numeri del lotto che uso continuamente. Sono state compilate con quei numeri che maggiormente escono vincenti. Tra essi vi sono quei magici sei numeri, dei quali sono sicuro che molto presto saranno estratti in quell’ordine. Se tu farai, quanto ti chiedo, tra non molto sarai milionario. Voglio che tu prometta di continuare a giocare questi numeri per me. Non ho null’altro di lasciarti, a parte questi numeri, ma ascoltami bene, caro ragazzo, non tralasciare di aver fede alla tua promessa odierna. Continua a giocare il lotto ogni settimana, anche dopo la mia morte. Un giorno, e so che sarà molto presto, sarai felice di avermi dato ascolto.”
Allorché si fanno promesse, particolarmente a chi è in punto di morte, bisogna pur saperle mantenerle. Così da quel giorno mi ripromisi di mantenere la promessa che diedi ad Angelo. Ora, ripensandoci bene, non sono proprio sicuro se al principio giocai al lotto ogni settimana. In queste cose la mia memoria è alquanto breve, ma col passar del tempo divenne un’abitudine e giocai con costanza, settimana dopo settimana, non tanto per il miraggio di una vincita, perché non ho mai avuto cupidigia per il denaro. Lo facevo semplicemente per essere in pace con me stesso nel mantenere la promessa fatta a Angelo. Non volevo sentirmi responsabile verso lui, e in questo modo far si che per il disappunto il povero Angelo si rigirasse nella bara per il motivo che non ero stato fedele alla parola data.
Alla fine mi sto chiedendo perché mai continui ad annoiarvi con tali discorsi.
Sono sicuro che sarete sorpresi quando ve ne spiegherò il motivo, ma dovete credermi che quando i fatti che vado a raccontarvi avvennero, quel lunedì mattina, io lo fui ancora più di voi.
Avvenne due settimane fa. Era un usuale lunedì mattina come tutti gli altri, e mi stavo preparando per andare al lavoro.
Sapete benissimo quanto me come al lunedì mattina tutte le cose si precipitano l’una sull’altra.
Innanzi tutto, durante la notte precedente mi ero trattenuto fino a tardi al bar con amici, e quella mattinata mi svegliai più tardi del solito. Ero terribilmente in ritardo. Mia moglie pure, non era meglio di me e non aveva ancora preparato la colazione, così tentavo di ingurgitare il caffè bollente che mi stava ustionando la gola.
Alla fine, mentre raccoglievo le mie cose, ed ero pronto per andarmene, il maledetto telefono incominciò a squillare senza sosta. Non essendovi nessuno all’intorno fui costretto a rispondere. Ero furioso e senz’altro il tono della mia voce convogliava a chi era all’altro capo della linea il mio messaggio di disappunto. Pensavo che tutto ciò fosse sufficiente per scoraggiare il mio interlocutore e che avrebbe disconnesso immediatamente la linea. Non ebbi scampo. Colei che chiamava aveva incominciato una litania di domande e tra l’altro continuava insistente nel chiedere, “May I speak with Mr. G.?... Are you Mr. G.?...Se lei è la tale persona le comunico che lei ora è milionario. Congratulazioni!”
“Grazie mille” Risposi “Ma se sto ad ascoltare per un altro secondo la sua storia rischio di perdere il treno. Dopo di che sarò costretto a chiedere l’elemosina, perché arrivando nuovamente tardi al lavoro anche questo lunedì, il mio padrone mi ha promesso che mi licenzierà.”
Furioso lasciai la cornetta senza appenderla nuovamente, e corsi tutta la strada con disperazione per giungere in tempo alla fabbrica.
Mi ero ormai scordato dell’incidente mattutino, ed ero tutto intento nel mio quotidiano lavoro d’ufficio. Un’ora più tardi il telefono squillò e rispondendo udii nuovamente quella voce insistente di donna che mi aveva chiamato presto nella mattina.
“Senta, non la voglio importunare, ma se lei è Mr. G. la prego di recarsi al più presto all’ufficio del Lotto in Brisbane. Ci risulta che lei è uno dei due vincitori al primo premio di questa settimana. Congratulazioni, sappi che lei ha vinto due milioni di dollari.”
Non potevo credere a quanto quell’impiegata mi comunicava. Ero ancora con il mio pensiero sull’ipotetica promessa di licenziamento fattomi dal mio padrone, e pensai che le cose fossero abbastanza critiche senza rischiare le sue ire se avessi chiesto di avere una mezza giornata libera dal lavoro.
Per questo motivo risposi bruscamente alla mia interlocutrice. “Mia cara signora. Per quanto sappia oggi non è il primo di aprile. Per favore tralasci gli scherzi. Oggi non è il momento più adatto per ascoltare tali amenita`. Ho affari ben più importanti da attendere.”
Minuti più tardi rivetti una nuova chiamata telefonica. Questa volta era mia moglie. Capii dal suo tono di voce che era in uno stato euforico. La voce era musicale quanto lo è il suono di mille campanelline d’argento. Si ripeteva all’infinito in una nenia dolce e leggera come il canto di una canzone, “Charlie, questa volta gliel’hai proprio fatta. Siamo ricchi sfondati!”
Finalmente compresi che non era un sogno, Quanto Angelo mi aveva promesso era divenuta realtà.
Amici e conoscenti incominciarono a congratularsi con me, e non lo crederete, pure il mio padrone per l’occasione chiuse un occhio e disse, “Bravo, ma dimmi ora, cosa intendi fare ora con tutto quel denaro?”
Pensai che la cosa più sensata era di dividere quella somma in tre parti uguali. La prima apparteneva per diritto ad Angelo. Dopo tutto quei numeri vincenti erano i suoi, io non ero null’altro che l’esecutore del suo desiderio, così la parte dovuta a lui la diedi in carità per aiutare i molti bisognosi. Pensavo che in quel modo la sua anima potesse guadagnarsi una benmeritata ricompensa da Dio.
La seconda parte la misi a disposizione di mia moglie. Sapevo quanto lei desiderasse aiutare i ragazzi nel ripagare al più presto i loro mutui con la banca.
Finalmente il rimante era tutto mio. Era da lungo tempo che sognavo di comprare un confortevole “Mobile Home” e con quello andarmene al più presto, con un buon vento in poppa e avere tutto il tempo possibile, per un lungo giro circumnavigando l’Australia. Allo stesso tempo abbisognavo di un buon computer “Laptop”, alcuni libri interessanti e tempo illimitato in fronte a me prima di ritornare a casa.
Era giunto così il tempo di ritirarmi dagli affari e pensare egoisticamente un po’ a me stesso e dedicare il mio tempo libero agli hobbies che ho sempre avuto e trascurato a causa del lavoro. Volevo isolarmi dal mondo intero per trovare il mio vero io, nella solitudine, mentre viaggiavo e zigzagavo all’intorno di questo vasto continente e così alla fine poter scrivere le mie impressioni dei luoghi che avevo visto e delle persone che avrei incontrato lungo quel percorso.
Sono sicuro che nel mio andar-rivieni avrò modo di vedere molte cose nuove. Vi prometto di raccontarvi minutamente le mie impressioni di viaggio al mio ritorno. Vi chiedo di essere pazienti perché non posso dirvi ora quando sarà quel giorno. Tutto è nelle buone mani di Dio e mi auguro sia abbastanza generoso con me facendomi godere di tutte le bellezze del suo creato.
- Blog di Carlo Gabbi
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