Scritto da © Hjeronimus - Mer, 09/11/2011 - 17:41
Verso la fine degli anni ottanta assurse a una certa fama una starlet televisiva di nuovo conio, non per ciò che faceva, ma per la disinvoltura con cui ostentava questo fare che, in sostanza, coincideva con quello di sempre. Era, ricordo, Lory Del Santo, allora una bella ragazza, aspirante attrice, senza niente di più o di meno di altre sue coetanee. La novità stava in questo: lei rivendicava la sua disponibilità a prostituirsi come una delle “applicazioni” della sua prassi professionale. Ossia come un’occorrenza professionale fra altre, da soppesare sulla bascula del dare-avere. I suoi rapporti con gli uomini contemplavano una sola domanda: che ci guadagno? E una sola clausola: se mi conviene…
Si scatenarono le polemiche tra il partito degli spalleggiatori: ecco una donna che dispone liberamente del proprio corpo e che decide lei, nel pieno possesso delle sue facoltà, di fare l’attrice, la puttana o la televisione; e quello degli oppositori, che gridarono contro la donna satanica e senza amore, cioè senza “cuore di mamma”. Poi arrivarono le femministe e le accordarono immediatamente il loro okay, in virtù dell’auto-liberazione che il gesto di fare la puttana per sé, per i propri fini, rappresentava contro la coazione del prostituirsi sin lì conosciuta. Ne trassi allora il sospetto che a lei non gliene calasse un accidenti di tutto ciò e che non si facesse altro che gli affari suoi, senza tante dotte disquisizioni. Ma tant’è, oggidì abbiamo le escort, cioè il sesso di scorta, che se casomai qualche ormone fa “sfrigolare” l’attrezzatura, si possa correre ai ripari. E così il mestiere più antico è ri-diventato quello più gettonato dalle giovani fanciulle in fiore, alcune delle quali rivendicano con orgoglio la “fatica” che hanno fato per avere successo in tale “ministero”, e rimproverano a chi “non ne ha il coraggio” di adagiarsi su una vita da pecore, mentre loro sanno che le risorse, tutte le risorse disponibili- e quindi e in primis l’avvenenza e lo stimolo sessuale- vanno adeguatamente messe in campo e a frutto. È “da idioti” non farlo.
Ciò che non sanno è che i comportamenti umani non sono universali: quando si sceglie qualcosa, quale che ne sia il motivo, fatalmente si finisce per identificarvisi, perché nel nostro stato ipotetico, ogni ipotesi può tradursi in realtà, perché siamo esseri plastici, malleabili, non per niente concepiti nella creta. E tale ribaltamento bene e spesso porta a far coincidere qualche altro oscuro lato dell’inconscio con la scelta operata, di modo che quella ragazza può bensì diventare ciò che era già, ma contraendola sul minimo della sua potenza e, direi, delle sue aspirazioni. Così che di un ideale così ridotto all’osso, non si potrà trarne che una misera conseguenza- ed è questa miseria che attende la malcapitata sulla soglia dell’abisso.
Noi siamo composti da un coacervo di tendenze e di contenuti in cui, grazie alla succitata “malleabilità” dei nostri animi, sta solo alla nostra facoltà di scegliere, alla nostra libertà, di far prevalere un lato in luogo di un altro. E siccome siamo dotati solo di un fragile discernimento per orientarci in questa giungla interiore, è ineluttabile che le spinte contrapposte di tendenza e coscienza ci stornino sovente dalla possibilità di una “retta via”, della scelta più auspicabile. E più spesso ancora si finisce per soccombere alla pressione delle tendenze che rechiamo oscuramente in seno, ossia nell’inconscio. Così, ritroviamo indubbiamente nel femminile la cupa determinazione al piacere (alla voglia, al desiderio) di fare la puttana, una compulsione che viene tanto dalla tendenza, cioè dal Naturale inteso come inconscia pulsione di morte, quanto dal millenario modello culturale in cui tale piacere si rivela essere auto-lesionisticamente per un altro, non in sé. Un piacere della donna che è quindi per l’uomo, non per lei, anche quando sia rivestito della determinazione della libera scelta. Una libera scelta che si svela quindi nel suo determinarsi come succube del desiderio e del modello altrui, contraddicendosi in definitiva come libera scelta di una schiavitù. Cioè come non-scelta che non rappresenta alcuna innovazione, né sicuramente alcun progresso per chi l’assume.
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