Scritto da © Lorenzo - Gio, 06/07/2023 - 12:58
“Il padrone di casa mi aveva avvertito che sarei stato spesso disturbato dal rumore del trappeto,
il frantoio che era sotto alle mie stanze;
ci si entrava dall’orto, per una porticina di fianco agli scalini che portavano in casa.
Avrebbe lavorato anche di notte, il trappeto, mi aveva detto.
Quando girava la vecchia mola di pietra, trascinata in tondo da un asino bendato,
la casa tremava, e un rombo continuo saliva dal pavimento"
Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, pag 185,
Einaudi Editore, Torino, 2014.
Trappeto d'una volta abbandonato
alla funzione propria che s'addice,
ambiente di lavoro e di soggiorno
con tutto il necessario per il fare,
cucina ed anche stalla e dormitorio
con muli che faccendano la ruota
oppure l'asinello che bendato
gira intorno a vasca per olive
le macine per divenir poltiglia.
Ambienti vivi per sei mesi l'anno,
ottobre continuava fino a Pasqua
e pasta pronta rimessa in saccoccia
di fiscoli di giunchi del funaio
e sovrapposti in fila sopra il torchio,
pressati da tre uomini forzuti,
tecnica antica tutta fatta a mano,
ma ora invece c'è tecnologia.
Pressati, acqua ed olio posti in tini
legno o pozzetti cavi nella roccia
e l'olio salta su e separato
dall'acqua nei barili per trasporto.
Nel cinquecento trappeti nel borgo,
circa trecento, uno anche adesso,
trappeto del Capitolo, contrada
nei pressi del poligono esistente,
notansi ancora adesso resti in pietra,
macine con cisterne e torchi antichi
due finestrelle appena luce ed aria,
ambienti di lavoro, una pescara,
una chiesetta e campanile a vela.
Adesso invece luogo per eventi,
imprenditore fiuta buoni venti
Lorezo 6.7.23
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