Scritto da © live4free - Mar, 11/09/2012 - 14:45
Tu chiamalo vuoto
l’eterno dondolìo _sospeso_
in perfetto equilibrio
sulla morte del giorno.
Tu chiamala solitudine
l’opprimente buio _insostenibile_
in un abbraccio avvolgente
al mio animo spento.
Chiamalo nulla, tu
tutto il pieno che mi riempe
_e che lesto svanisce_
e impalpabile affligge le palpebre.
E le infinite volte
che il corpo mi chiama per nome
e mi sfinisce
e di materia mi opprime.
E chiamalo fuoco
il tenue luccichìo _che non riscalda_
di quattro piccoli focolai _inutili satelliti_
come avvoltoi _pronti_
al succulento pasto.
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