(foto: Siano)
Venexiana & Ventidiguerra
*
Dentro la mia disperazione
infuriano sovrapposte avversità
nessuna radice nè speranza.
A voi, servitù, il pegno inespresso
nel volto miseramente iscritto.
Talora umiliato, rassegno l'inferno
calpesto quieto l'adunco destino
levo il calice e brindo alla vita.
E' scuro, gelatinoso il tempo
e passo vicino a certi fiori
posti su un muro, all' altezza della mano
e mi è ignoto quale segreto,
lontanissimo ricordo
abbia potuto farmi scorgere quel fiore
e un' ombra mi travolge,
indistinta, errante,
si perde in un tenebroso abisso
nella vana ricerca di giorni da ghermire.
Debole schiavo
legato a ciò che non esiste
mi fermo, arretro
in uno stato di sospensione
e di languore, levo ancora il calice
e brindo... alla vita!
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