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l'alternativa

Nel 1970 il sogno di mio padre di farsi una casa al mare tutta nostra iniziò a prendere forma, e grazie ad una serie di circostanze e coincidenze favorevoli, il sito prescelto fu in prossimità di Palizzi Marina. Fu così che ebbi la fortuna di crescere anche in quel lido. Paese atipico, esso sembrava non fosse altro che l’estensione del giardino di casa mia, e dove io, adolescente, potevo tranquillamente andare in giro senza che nessuno mi disturbasse. Avevo ed ho tutt’ora molti amici, è il mio paese perché "Palizzitani" si nasce … e, io lo nacqui! .. e diciamo che conducevo una doppia vita, il mio quotidiano condotto a Reggio, in città, era completamente diverso da quello in cui mi calavo quando ero a Palizzi, già solo per l’abbigliamento e soprattutto per il linguaggio: In città italiano più corretto possibile e risolini quando sbagliavi, a Palizzi l’espressione doveva essere almeno “intrisa” di dialetto … se no ti sfottevano proprio ….
Bene. All’epoca ero alle prese con i miei intimi momenti di orgoglio e indignazione verso me stessa, il tutto esacerbato dall’avere a fianco l’ingombrante “modello” incarnato da mia sorella maggiore di sei anni, bella di papà, ordinata, elegante per natura, carinuccia, brava a scuola, intelligente, apprezzatissima da amici e parenti, ecc ecc Il tutto condito dalle dispute con mio fratello che … ne aveva pure lui da elaborare grazie alla sua, di adolescenza, e gelosie verso “tutta” sta sorella, fino a poco prima asessuata….
Mia sorella Aida. Io a volte la guardavo basita e mi ripetevo: Non ce la farò mai ad essere come lei …. Da qui nascevano tutti quei dubbi su di me, tutte quelle incertezze che, credo, abbiano assillato qualsiasi bambino/a o adolescente alle prese con l’allestimento della propria sovrastruttura.
Comunque io proseguivo…gioiosamente e apparentemente estroversa, intanto mi macinavo dentro … Per fortuna, l’amore che i miei mi riservavano era sufficiente a farmi pensare di non essere poi fatta tanto male, insomma che qualcosa di buono da prendere c’era!
Torniamo a Palizzi … le persone che conobbi e che frequentavo intorno ai 13 anni erano, tranne qualche eccezione, più grandi di me di almeno qualche anno, e tra queste c’era anche lei … Fantastica visione quella di una splendida e solare ragazza quasi della stessa età di mia sorella, semplice e spontanea in ogni sua movenza, almeno così mi apparve, tanto mi sembrava a me simile … Immaginate me, sgorbio tredicenne in lotta con le sproporzioni del mio corpo che variava. Ero "aboccaaperta" al cospetto di tale presenza, già donna, …. Fu un’illuminazione. Fu la porta spalancata su la consolazione di scoprire che, a tutto quello che pensavo di “dover” diventare per essere una “brava ragazza”, esisteva un’alternativa. Che si poteva esser “brave” anche se diverse da Aida. Si! Almeno una alternativa c’era ed era davanti a me in carne ed ossa.
Sembra strano o esagerato, ma fu lì, in effetti, che io cominciai a ragionare nei termini che ognuno è quel che è, ed ha il pieno diritto di esserlo. Che ognuno ha un valore indipendentemente da come venga recepito all’esterno. Che ognuno può piacere o non piacere ma ciò non vuol dire che sia universalmente bello, brutto, buono o cattivo.
Certamente, come dicevo, prima o poi queste riflessioni si maturano ugualmente, ma mi fa piacere poter focalizzare quale sia stato il momento della mia svolta, in tal senso; c’è un’estrema tenerezza nel ricordarlo.
Nel tempo le distanze, tra me e Lei, dovute all’età, si sono accorciate ed annullate, è capitato che non ci siamo incontrate per lunghi periodi visto che lei si trasferì lontano per studia, fino a che il ritrovarci ci ha palesato che quella similitudine che avevo “avvertito” esiste veramente. L’intesa è ottimale.
Sono gratificata enormemente da quello che è il nostro rapporto. Non è un’amicizia da auguri a compleanno od a feste comandate o dell’onorare ricorrenze … anzi, io sono davvero una frana per queste cose. Non è convenzionale, è in totale libertà, è nella totale sicurezza reciproca di ricevere dall’altra quello che sente, di sentirsi dire quello che l’altra sente, anche e soprattutto se non fa piacere, nella totale sicurezza che se c’è l’occasione di vedersi è scontato che avverrà perché è una necessità per entrambe, perché è un continuo arricchimento reciproco, perché la libertà di espressione è assoluta, perché con lei è facile descrivere i miei più discutibili impulsi, senza disagio nel raccontare dei nostri paradossi interiori; perché l’apertura mentale che trovo in lei non l’ho trovata in nessun altro.

Azz… Tesora che t’ho scritto … a rileggerlo mi commuovo … ah ah ah

 
© Laura Pompeo
 
 

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