Scritto da © Laura Lapietra - Dom, 12/01/2025 - 19:37
Ombra di solitudine
che m’avvolgi,
dama velata,
compagna fedele,
al mio fianco
mai t’assopisci,
non per errore,
non per benevolenza.
Nelle tue braccia
ogni gioia si spegne,
e d’ombra il cuore si veste,
spezzando il ritmo
della vita che corre,
sotto la luna,
pallida e cortese.
Il mondo si copre
d’un manto stellato,
il vento bisbiglia
lingue straniere.
Pian piano si spengono
le luci delle case,
restano i lampioni,
solitari custodi.
Tutto è così dolente
nel cuore solo.
Che io sia in un castello
di antichi splendori,
o in una nave a solcare
oceani senza fine,
o alla scoperta della foresta
oscura e misteriosa,
il tuo sussurro,
lieve e inesorabile,
sempre riecheggia.
Nessun banchetto,
né risate felici,
né ardite avventure
possono dissolvere
la tua cruda pece.
Oh, mai mi abbandoni,
solitudine.
L’amore mi ha lasciato
a disseccarmi,
e tu, leggiadra,
mi avvolgi e mi attacchi.
Ora soltanto il passo
rimbomba,
tra queste mura
di pietra infranta.
Dama delle lacrime,
in te trovo un’eco
d’un sapore d’antico,
una profonda lezione,
un monito silente.
Il vuoto m’insegna
un oro d’antico valore,
l’essenza d’essere,
l’umile ragione.
Perché se il nulla
regna sovrano,
l’anima libera
cerca il divino,
per ritrovare
vita che risorge.
Nel silenzio,
l’eterno lontano
può tornare a parlare,
con un accento
d’amore e di speranza.
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