Scritto da © Franco Pucci - Sab, 06/08/2011 - 15:59
Tamburelli come martelli gentili scuotono l’anima
il ritmo cattura, il fumo acre della legna trasporta i sensi
desiderio di liberi soli, di mari lontani, terre straniere.
Ha piccole ali, ma grande volontà, l’airone a testa ingiù
che nel blu profondo sogna una stagione da cormorano.
Balla, vecchio zingaro dei sentimenti, nomade della fantasia
questa danza è per te, il violino ora si accompagna
al ritmo frenetico che percuote gli animi, mentre tu cerchi
l’ombra inesausta che insegue il tuo girovagare tra gli inverni
che ancora non ti appartengono, ma ti attendono al passo.
Non ho bagagli, pesi da trascinare col mio incedere bolso.
Some e zimarre pesanti ho lasciato nel mio peregrinare
barattati con cieli limpidi con cui cibare i miei polmoni.
Stanotte ballerò, benché l’inquietudine sfinisca i miei passi
sì, consumerò il poco azzurro dei cieli rimastomi in dote.
Lasciatemi qui, i tamburelli chiamano.
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