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l'apparenza?

l'incedere sicuro e altero da prima della classe, da che l'avevo incrociata lungo i corridoi asfittici della scuola, l'impressione che mi aveva suscitato era di  una di quelle donne che non necessitano di domandare, cui tutto, insomma, quasi per grazia ricevuta, è concesso per naturale inclinazione della natura; le mani sempre curate, l'abbigliamento ricercato e perfetto, il trucco di alta fattura, tutto contribuiva a circonfondere la sua figura di un'aura di perfezione che non avevo mai riscontrato altrove.
La riverenza che le notavo riscuotere da parte dei colleghi non faceva che confermare la prima, illuminante relazione che avevo mentalmente isituito tra la presunta sua superiorità e la grazia misurata con cui lei ci trattava e che parimenti le era riservata.
Il timore misto ad ammirazione, misura perenne che io stessa usavo con lei come forma che mi pareva dovuta per cotanta esibita grandezza di modi, erano la cifra costante del mio e altrui modi di atteggiarsi a questa dama che pareva provenire da altri mondi.
Non sto ad enumerare le occasioni in cui, quasi prona ad ottenere un suo sorriso o la tanto agognata condiscendenza, fui testimone di questo sporco ludibrio che vide protagonisti tanti miei amici e colleghi, la schiena curvata in avanti per non destar l'impropria impressione di voler rivaleggiare in altezzosità con simil splendore.
Nemmeno sto a dirvi a quali considerazioni giunsi una volta che, voltato il corridoio con fare più incalzante del solito, io la vidi chinarsi con tutto il malloppo della pulizia quotidiana, intenta a dar di mano al primo cesso disponibile all'occasione; sulle prime, pensai ad una svista (non tenevo occhiali, in quel momento di inoperoso viavai lungo le inferriate che delimitano il piano terra da quello rialzato), ma anche dopo inforcati, la sagoma di lei semisdraiata sul pavimento per non lasciar spazio all'ingombro degli aloni di polvere formatisi per l'incuria dei giorni precedenti, mi restò impressa sulle lenti da miope, tanto che ancora oggi, a distanza di anni, la ritrovo, immutata, alla minima sollecitazione offertami da simili figure altere, che si muovono sinuose lungo gli spazi dorati di luoghi dozzinali, le mani curate e l'abito d'uopo all'occasione, la finta firma dello stilista d'ordinanza ben riposta dentro le braghe, oscurata alla vista degli astanti.
 

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