Scritto da © Parvus - Mer, 12/10/2011 - 17:14
Arianna, giovane cronista da qualche tempo specializzata in cold case è incaricata dal suo direttore di raccogliere notizie su un tragico fatto di cronaca accaduto trent'anni prima a Pieve di San Tomà, un paesotto veneto in cui Silvia Boscardin, una dodicenne che era stata rapita, ed in seguito costretta dal suo aguzzino a concedere favori sessuali a pagamento, era morta di fame nel cunicolo in cui era prigioniera, in seguito all’uccisione del suo rapitore ad un posto di blocco.
L'incarico apparentemente non è difficile, ma fin dall'inizio si presenta sotto cattivi auspici: il giornalista locale che doveva accoglierla alla stazioncina del paese non si presenta costringendola ad un lungo percorso dalla stazione al paese all'imbrunire di una piovigginosa sera. Gli avventori di un bar in cui entra a prendere qualcosa di caldo, si mostrano scortesemente ostili, e ostili sono persino le case e le stradine buie del paese. Comunque Arianna raggiunge la casa dove ha affittato una camera ed è ricevuta affabilmente dalla padrona, la signora Giulia, che fa di tutto per essere cortese, e le accenna più volte al suo “povero” defunto marito, così buono che lo prendevano per stupido.
Il giorno dopo Arianna inizia l'indagine recandosi al giornale locale, il Corriere Triveneto, per svolgere le sue ricerche negli archivi. Il giovane direttore; Matteo Tonini, che fra l'altro è figlio di Enrico Tonini, fondatore e direttore storico del giornale, si mostra cortesemente dispiaciuto per la dimenticanza, fin troppo gentile ed affabile, però la liquida in pochi minuti, affidandola ad una specie di “Don Giovanni locale” che lei soprannomina "American-Graffiti-dei-poveri". Questi dopo averle mostrato l'archivio, si congeda. Arianna rimane impressionata dal fatto che prima di andarsene quasi sovrappensiero definisce Silvia: "Piccola puttana". E’ il primo di una serie di episodi che la convincono del fatto che nel paese c'è un inspiegabile sordo rancore verso la fanciulla morta, che non viene celato neppure parlando con degli estranei. Arianna fotocopia tutti gli articoli riguardanti il periodo del rapimento, che però paiono non rivelare niente di particolarmente interessante. Invece gli articoli successivi al ritrovamento sono molto più interessanti: si tratta di una serrata polemica fra Enrico Tonini,allora direttore del “Triveneto” che pontifica sulla moralità delle fanciulle con Pasquale Rossi, il direttore di uno scomparso foglio locale, la "Gazzetta Euganea" che invece punta il dito sulle "persone per bene" che avevano abusato di una bambina prigioniera. La polemica si interrompe improvvisamente quando sulla “Gazzetta” (le cui copie riguardanti il periodo della polemica erano conservate nell'archivio del Triveneto) appare la firma di un nuovo direttore, Timperi, (che adesso è sindaco di San Tomà) che non parla più di Silvia.
Proseguendo nelle sue indagini, Arianna è di nuovo sgradevolmente colpita dalla malcelata ostilità verso Silvia anche nel colloquio col vecchio parroco, e con una certa Sonia, la figlia del medico condotto, che è stata compagna di scuola di Silvia, la quale non avvedendosi della sua presenza , si rivolge al parroco preoccupatissima per l'inchiesta della giovane giornalista.
Uscendo dalla Chiesa Arianna ha un incontro che si rivelerà decisivo: Giovanni, apparentemente un barbone mezzo squilibrato che recita frasi in latino, le consegna un foglietto che lei nasconde in seno. In seguito leggendolo, scoprirà trattarsi di un intervista rilasciata da uno sconosciuto Marco Sirtori a Pasquale Rossi per il nuovo giornale da questi fondato: "Il Clandestino". Leggendo la data si rende conto che l’intervista è stata rilasciata il giorno prima della misteriosa morte di Rossi e mai pubblicata. In essa l'intervistato rivela di essere stato trascinato dagli amici, nella cascina dove il rapitore teneva segregata la fanciulla, e descrive l'inumano abuso cui era sottoposta da praticamente tutto il paese che ne aveva fatto un trastullo di massa. Rivela anche che negli ultimi mesi il turpe rapitore aveva messo la bambina rapita a disposizione di facoltosi forestieri nella villa di un complice. Il foglio però si interrompe dopo la domanda “Oltre al rapitore, e al complice che era in carcere al momento della morte del primo, ci sono altre persone a conoscenza del fatto che la fanciulla era prigioniera in quel cunicolo?”.
Giulia, la padrona di casa, rivela poi ad Arianna che il “barbone” che ha consegnato l’intervista ad Arianna, Giovanni, è stato in gioventù anche suo fidanzato e che un tempo era un valente e brillante giovane, ridotto in quel modo per il pentimento di aver abusato di Silvia.
Accogliendo l'invito di Matteo, in seguito Arianna si reca alla villa dei Tonini, ma di nuovo urtata dallo spregio verso la fanciulla morta, mostrato da Enrico Tonini, finisce con lo scontrarsi con lui. Le ricerche a quel punto sembrano giunte ad un punto morto: persa la speranza nei Tonini, nel paese difficilmente può sperare di trovare qualcuno disposto a parlare.
Ma a quel punto la signora Giulia le suggerisce di rivolgersi a Francesco Vezzoli, il magistrato, Procuratore della Repubblica, che dopo alcuni anni aveva riaperto il caso, avvicinandosi di molto alla verità, e improvvisamente travolto da uno scandalo che lo aveva costretto alle dimissioni unitamente a diversi suoi collaboratori. Fuori dalla casa di Giulia, Arianna viene di nuovo fermata da Giovanni, che le rivela che il marito di Giulia, quello “tanto buono che lo prendevano per stupido” era morto d’infarto mentre abusava di Silvia, e che inoltre, il dottor Balivi, il padre di Sonia, chiamato a soccorrerlo, aveva omesso di denunciare la presenza della piccola Silvia nella cascina, pur avendo riconosciuto in lei la compagna di sua figlia. Inoltre le consegna un secondo foglietto, la continuazione dell’intervista, che però Arianna per la fretta al momento non apre. Farsi ricevere dal magistrato Vezzoli non presenta difficoltà. Ma appena in sua presenza, Arianna viene raggelata da una frase sinistra e tagliente con la quale il magistrato l'avvisa che indagando su Silvia, non rischia qualche querela o atti intimidatori. Rischia la vita. E per rendere credibile l'avvertimento accenna a diverse morti misteriose legate al caso. Ma Arianna non è disposta a fermarsi. Ormai l’insulto all’innocenza della piccola Silvia la ferisce come se fosse stato inferto a lei e la bambina viene continuamente a tormentare i suoi sogni.
Solo dopo essere tornata nella sua camera Arianna legge la seconda parte dell’intervista consegnatale da Giovanni: solo poche righe, ma agghiaccianti. Alla domanda se oltre al complice del rapitore, qualcun altro sapesse che Silvia stava morendo di fame chiusa nel cunicolo, il misterioso intervistato rispondeva che tutto il paese ne era a conoscenza. Dopo essersi scontrata col sindaco, Arianna torna dall'ex Magistrato: La sua domanda è fredda, precisa, brutale:
"Lei mi ha detto che tutti coloro che potevano rivelare la verità su Silvia, sono morti: allora perché lei è vivo!?"
Continua.
Il proseguo potrà essere letto sul libro: La testa dell'Idra
Edito da Sensibili alle foglie, 2011. Da oggi nelle migliori librerie.
Marilina Veca in collaborazione con Stefano Cattaneo.
(Presentazione il 14 Gennaio 2012 al caffè letterario a Roma ore 17,30)
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