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L' Improbabile Lezione

Erano alieni, non studenti, sguardi assenti e nulla di buono da spremere. Scolaretti disincantati che non sapevano neanche il motivo per il quale il loro culo fosse poggiato su una sediola, e men che mai il perché avessero libri quaderni e penne in mano.

 

  

 

 

«Fariello, alzati, dimmi qualcosa tu, cosa ti ricordi della lezione di ieri, cosa ti è rimasto ?»
«Signor Maestro, dei triangoli e del loro mondo incantato. Si, ricordo. Insomma, a me questo isoscele proprio non va giù, pare che se la tiri, sempre preciso, altezzoso, perfetto ed equilibrato. Ecco, dei triangoli che conosco, per me l'isoscele è frocio.»
«Fariello, stai dicendo che un triangolo può essere omosessuale ??»

 

«No no Signor Maestro, io dicevo proprio frocio... poi non so... E poi quel tonto di un equilatero, si crede perfetto, ma proprio ieri era rotolato e stava a testa in giù che lui non se ne era neanche accorto. Un tonto proprio. » Pausa... maestro con gote rosse e immagini di lupare caricate a pallettoni.
«E mi spiace per quel povero triangolo rettangolo, che sembra un triangolo ma è solo la metà di un rettangolo. Non ha stile, non ha una sua intima autonomia di triangolo, è un plagio a metà, mi spiego? »
«Si Fariello, ti spieghi.» (Il maestro stava per vomitare veleno). «Hai altro da aggiungere  Fariello? O la chiudiamo qui?.»
«Si signor Maestro, voglio ancora dire che io provo pena, pena per quel povero triangolo scaleno. Ma l’ha mai visto com’è? Fa tristezza, tutto storto, tutto… tutto così scaleno insomma. Non sai da che parte mettero, instabile. Non ci si deve sentire bene. Io a volte mi sveglio, e mi sento proprio come uno scaleno, con tutte le altezze che mi cadono di fuori. Instabile.»
Il maestro pensò di ridurre a scaleno Fariello a suon di randellate, ma non si poteva fare, sbollì la rabbia e sublimò il veleno. Prese un paio di respiri profondi, fece scorrere lo sguardo sui piccoli alieni mocciolosi, e lo posò con rabbia sdegno e delicatezza sul piccolo Pagani. Aveva tre dita infilate su per il naso, e l'espressione beata di chi sta raggiungendo l'obiettivo della giornata.
Avrebbe voluto randellare pure il piccolo Pagani, così, per partito preso. Odiava lui come quel deficiente dinoccolato del padre, ma si limitò a farlo alzare e farlo parlare.
«Pagani, tu, un argomento a piacere riferito alla lezione di ieri?»
«Signor Mastro…»
«Signor MAESTRO!!!»
«Signor Maestro, io ci ho pensato bene. Due rette parallele, prima o poi si incontrano »
«E perchè giovane Genio? Sentiamo…»
«Perché io credo che due rette parallele, alla lunga, si rompano profondamente i coglioni. E tanto poi non le vede nessuno»
Il Maestro venne allontanato dagli addetti alla logistica dello stabile (insomma, i bidelli, per capirci...), e trattenuto per ore alla caserma dei carabinieri. Il giovane Pagani si guardò bene da quel giorno, di disquisire sulle ferree leggi della geometria euclidea.
Le rette, si sarebbero poi curvate in seguito per effetti dello spazio tempo e altre robacce varie.
 
 
FINE

 

 

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