Scritto da © Anonimo - Mer, 28/10/2009 - 23:12
Lavoro tufo e ansimo ragioni
come scheggio il fronte
mangio scheletri di fame e antidoto di sete
da quel che sudo
arranco di scalpello e inculco alla roccia dimensione
difficile abbracciarti con solo mani antiche
a nodi a calli a disillusione
dai palmi neri angustio
il seno che ti onora
dolcezza che impressa a secco
sulle nocche
schiocca
la bocca al sole
evapora sostegno al cuore
tremo per lastre al colpo netto
come tra i massi
il petto
stretto
accora un pensiero di raso atteso
dalla gonna
ma avremo freddo in vetta e neve
col marzo di quaresima in credenza
Eppure sei nel braccio che mi attendo
racimolare briciole di fuoco
bastasse solo un ceppo di passione
mi troveresti fiamma e ti darei calore.
Lavoro al tufo e cavo di mazzola
mentre modelli il cuore
alla tua grazia sobria
di ancella colma.
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