Scritto da © Piero Lo Iacono - Mar, 21/09/2010 - 19:22
Che garanzia mi lasci del tuo ritorno partendo?
Con la casa, amor mio, anche me hai esiliato…
E io ogni cosa ho lasciato come tu ci hai lasciati.
Tutto è teso nell’attesa. A un patto, stretto.
Ma qui torna solo un gelido autunno…
E io vivo impiccato a un tuo souvenir.
A un tuo “ricordami da questo!”
da portare addosso -mi dicesti- insieme alle chiavi.
Io t’ho promesso di contarmi i capelli per te,
non di fare il conto dei cocci tra i rottami.
Ma accanto ai miei crisantemi di spine
e alle tue rose di pena
è a te che penso
nei momenti dell’abat-jour,
rannicchiata nel mio orecchio,
con l’ansia che mi diventa bulimia.
Gli amanti sono sempre vigliacchi ed egoisti.
Perché vivono nella paura di separarsi e di soffrire…
E il possesso senza sosta si ribadiscono.
Insieme al sogno di essere soltanto per loro due.
Così la mente sanguina, il cuore vi batte
come una lingua sul dente che duole.
Pigmalione invidio
che poté fabbricarsi
con le proprie mani.
la sua sposa ideale.
O forse nulla è finito tra noi perché nulla era cominciato.
La scienza degli addii mai imparerò. Mai!
Né che ogni incontro di un congedo s’incinta.
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