Scritto da © Untel - Ven, 22/06/2012 - 10:37
Io sono
quello che si è nascosto all'angolo della luce
per passare inosservato.
Io sono
quello che ha respirato la ruggine dei treni merci
e ha mangiato semolino
e bevuto acqua di caffè come se li avessi rubati.
Io sono
quello che
quello che si è disteso nelle latrine
sotto un lenzuolo di escrementi
affinché mi ignorassero i crucchi.
Quello che arcuava i piedi negli zoccoli per non smarrirli
e che non sentiva il freddo sulla pelle dura come carapace.
Quello che dalla rapa dei giudei
ha smesso di immaginare una parata di stelle
al posto degli elmetti.
Io sono
quello che non hai mai oltrepassato i cancelli di Auschwitz
e che non ha capito l’insegna: Arbei macht frei*.
Ma io sono
quello che è stato liberato dalla morte
e non ha avuto mai il tempo di essere un uomo.
Io sono
quello a cui si dice qualcuno
e che prima poteva persino bastarmi,
qualcuno che non indossa più una corona di filo spinato sulla fronte
ma che dal '45 non è ancora risorto.
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