Scritto da © Piero Lo Iacono - Sab, 10/03/2012 - 19:31
Io sono ladro. Lo confesso.
E ho rubato uno sguardo
dal finestrino dell’auto in corsa.
Ho trafugato nel volto di una passante
appena si è voltata.
Sono ladro e me ne accuso.
E ho rubato i suoi dolci occhi nel bar in piazza.
Le rose delle sue gote. L’ingrata grazia.
Ho rubato il suo corpo, intravisto
tra i corridoi del supermercato,
mentre attendevo alle casse.
Sono un ladro a piede libero
(chi mi ferma? Che pena mi spetta?).
E ho rubato le arance dal cesto
della guardiana delle oche
solo con gli occhi.
Sono il ladro di sguardi
dai visi e dalle guance.
Uno sguardo si chiama “non più”,
un altro “può darsi”.
Sono forme, storie
che passano e non esistono.
Nel loro dare e prendere.
Battere e levare.
Esche di inviti e divieti.
Esperanto di tutte le lingue.
Voragini da vertigini.
Trangugio sguardi randagi.
Rasoiate a bruciapelo.
Un viavai ne incrocio
trapassarmi come dardi
serpeggianti in fiamme.
Questo poco mi basta.
Ricco di codeste pocherie
(per te eresie).
Pieno del non ho.
Contento di non possedere.
Ladro di sguardi.
11-8-2009
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