Scritto da © Franco Pucci - Mer, 29/12/2010 - 23:07
Distratto osservo una marcia ordinata di formiche incolonnate come soldatini dirigersi verso un buco del terreno per sparire poi improvvise come inghiottite da un vortice nascosto. Un tordo poco distante segue con occhio traverso ogni movimento ma decide che un bruco grassoccio e verde di passaggio sia argomento più interessante. La goccia di sudore che fastidiosa insiste nel penetrarmi tra le ciglia e gli occhiali da sole m’irrita e mi rende consapevole della scomodità della mia posizione. Effettivamente penzolare a testa in giù da un’amaca improvvisata nel terrazzo di casa, può provocare un qualche disagio fisico. L’ultima quadriglia di formiche è sparita nel buco, del bruco verde non v’è più traccia e il tordo fischietta soddisfatto dalla gronda poco più in alto.
Il sole assassino di questo mezzo Agosto al mare mi sta cuocendo il cervello, pensai, mentre disperatamente accucciato, cercavo inutilmente di vedere, di capire dove quel buco ingordo avesse termine, non accettavo una fine così ovvia e ordinata della situazione. D’altronde tutto era così ovvio e scontato in quell’estate del ’65 a tal punto che mi parve persino inutile dirle che era tutto finito. Le scriverò, decisi, e così, vigliaccamente, mi adeguai alla nuova situazione. Improvvisamente della fine di quel piccolo manipolo di formiche e della presenza del tordo ingordo non mi fregava più niente, avevo trovato la soluzione: un buco nero nella coscienza avrebbe ingoiato quell’amore ormai appassito.
Ora le formiche potevano pure tornare a percorrere caoticamente i sentieri che le crepe del vecchio terrazzo offrivano allegramente. Persino il fischio del tordo aveva un che di dodecafonico, di volutamente atonale, allegramente anarchico. Il mio sorriso aveva la sembianza di un ghigno soddisfatto, solo quella piccola, fottutissima goccia di sudore che insisteva tra le mie ciglia trasmetteva un’ansia, un disagio, la consapevolezza di una prossima, vicinissima resa dei conti. Fu a quel punto che caddi a testa in giù dall’amaca e mi svegliai completamente, mentre Alice mi guardava sorridendo e il Gatto correva dietro ad un tordo. La solita, caotica colonna di formiche attraversava il terrazzo e il bruco verde aspettava di trasformarsi in farfalla…
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