Scritto da © Pimpra - Sab, 09/10/2010 - 09:00
L'ho visto stamattina scivolare imponente sulla superficie del Golfo piatta come uno specchio e argentea.
Tracciava la sua rotta consapevole, lasciando una lieve traccia di sé, sparendo all'orizzonte, come se non fosse mai passato per di là.
Amo i rimorchiatori dell'alto Adriatico, che sfidano anche la bora più impetuosa per portare al riparo le grandi navi che devono ormeggiare in banchina.
Lo osservavo, Intrepido, amandone il contrasto della chiglia nera, della vernice bianca e del vetro della torretta di comando. Sembrava andar per mare, mosso da vita propria, senza un capitano che decidesse per lui.
Intrepido ha rubato gli ultimi pensieri che ero in grado di fare per oggi, portandomi via nella sua scia di schiuma salmastra. La malinconia è esplosa improvvisa nel bel mezzo di un rilassante pomeriggio domenicale, mentre, cullata da un dolce rollio, lasciavo che timidi raggi di sole primaverile, accarezzassero la pelle albina.
Inaspettate lacrime hanno preso a rigarmi le gote, come un aratro pesante sulle zolle di un campo dopo il riposo invernale, unghie sottili e taglienti hanno fregiato il centro del petto, facendo sgorgare un dolore profondo e devastante.
Il risveglio è stato altrettanto doloroso, stamattina, perchè mi sono resa conto di non aver sognato e che i pensieri erano ancora lì, di fronte a me, ad osservarmi in pieno viso.
Ho deciso di prendere almeno una giornata di ferie da me stessa, il peso da portare è troppo gravoso, oggi.
Eppure il mare scintilla di miriadi di elettroni, e il vento ha ripreso a soffiare...
Aspetto in cima al molo che Intrepido torni a solcare questo specchio d'acqua, stavolta sarò pronta e gli chiederò di salire.
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