Il Violino Parte due | RV International | Carlo Gabbi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il Violino Parte due

PARTE DUE
 
Il violino (Parte due)
 
Al mattino seguente mi svegliai tardi e, poiché la sera precedente avevo bevuto più del solito, avevo un insopportabile dolore di testa.
Ricordai comunque di come avevo incontrato quello strano musicista e della sua divina esecuzione dei “Capricci di Paganini” e del mio desiderio di porre a lui mille domande alla fine di tal esecuzione, ma purtroppo il musicista non appena ricevuta da me la parcella stabilita, sveltamente svanì tra la calca e i rumori della taverna.
Pensai laconicamente: “Ritornerò nuovamente alla taverna stasera, certamente lo troverò lì a suonare.”
Quella fu la ragione che all’imbrunire ritornai a Balatan. Quando giunsi alla taverna, chiesi del violinista. Mi risposero che era abitudine di quei suonatori girovaghi di intrattenere i commensali del locale per breve tempo e poi si dileguavano. “Vengono, suonano alcuni pezzi e poi, non appena hanno racimolato quattro spiccioli, se ne vanno in un altro locale, sino al tempo di chiusura.”  Quella fu la laconica risposta che ottenni in diversi luoghi, dove chiesi di lui.
Dissero che era una regola stabilitasi da lungo tempo, sicché nessuno teneva conto dei diversi suonatori che si alternavano nella serata. Nessun poté rispondere alle mie domande così dopo un paio di ore di ricerche inutili, stanco e disilluso, mestamente feci ritorno a Budapest.
Ugualmente non avevo gettato la speranza nella buona sorte, sapendo che in fronte a me vi erano ancora diverse serate prima del mio ritorno a Cremona. Desideravo incontrarlo nuovamente per soddisfare la mia mal celata curiosità, e pensavo alle virtuose capacità del violinista, tali da essere state ottenute in lunghi anni di addestramento in un conservatorio musicale, e in più, la sua musica era messa in rilievo dall’eccellenza del suo pregiato Guarneri.
Avrei mai trovato quel girovago prima di ritornare a casa? Ero presago delle mille difficoltà, e che unicamente con molta fortuna avrei incrociato quell’uomo misterioso e capace. Era avvolto dal mistero e mi chiedevo il perché della sua vita girovaga e trasandata che mi davano ragione di pensare alla sua vita strana poiché avevo intravvisto in lui vestigie signorili e forse anche aristocratiche e, ripensandoci, lui conosceva bene quale fosse il valore monetario del suo violino, ma nonostante tutti gli stenti del suo vivere, non sembrava interessato dal denaro. Forse lui possedeva per il suo violino un amore morboso e sentimentale.
I giorni trascorrevano veloci, e la mia partenza era imminente, e mi rendevo conto che le mie ricerche erano come “Trovare un ago in un pagliaio”, cioè quasi impossibili.
Ero giunto alla mia penultima sera in quella magnifica città e da lontano ammiravo il rispecchiarsi delle sue luci lungo tutto il percorso del Danubio, uno spettacolo maestoso e lussureggiante. I miei affari erano stati buoni, ma in quel momento non avevo la più pallida idea quando sarei ritornato in quella città. Era un addio malinconico, e lo era ancor più perché mai avrei ricevuto le confidenze da parte del mio violinista. “Peccato!” mi dissi. “Sento che in lui sono nascosti molti misteri. Purtroppo mai verrò a conoscerli.”           
Sopra pensiero stavo attraversando la Piazza del Duomo, e sugli scalini in fronte al portale vidi un gruppo indistinto di suonatori che arpeggiavano i loro strumenti, mentre contemporaneamente sospingevano, col piede un piattello, verso i rari passanti notturni, chiedendo in quel modo l’elemosina. Poteva uno di quelli essere l’uomo che da lungo tempo stavo cercando?
Scrutai i visi di quei barboni, ma dovetti rassegnarmi all’evidenza, e con malumore lasciai cadere alcune monete ai loro piedi.
Poi, sentii le note di un violino giungere a me da lontano. Erano indistinte e mescolate ad altri rumori notturni assieme allo foracchiare di un tram nella lontananza. Ebbi intuizioni, il cuore accelerò il battito. Erano quelle note reali di un violino o era unicamente un sogno dalla mia fantasia?
Diedi ascolto al mio subcosciente che m’imponeva di muovermi in quella direzione. Forse non molto lontano avrei trovato l’inaspettato e, preso dall’eccitamento, segui la musica che diveniva sempre più impellente, ordinandomi, “… segui i tuoi istinti, non ti puoi sbagliare…”
Sveltii il mio passo, quasi correvo, alla fine ansimante giunsi a un cortile che si trovava nel retro di un ristorante lussuoso. Ero stremato, e mi lasciai cadere a un tavolo all’aperto e al giungere di un premuroso cameriere ordinai un largo bicchiere di birra. Lui gentilmente mi disse che sebbene l’ora di chiusura era imminente sarei potuto starmene  in pace, seduti lì e quanto a lungo volessi per assaporare la mia birra.
Dall’interno giungevano le note finali di un Walzer, Il Danubio Blu, e riconobbi il suono rotondeggiante dell’inconfondibile Guarneri.
I patroni del locale stavano ora uscendo ed io mi sentivo fiducioso che il mio uomo sarebbe apparso ben presto. Avevo deciso di attenderlo lì e di assaporare la mia birra in qualsiasi modo le cose fossero andate. 
Dietro di me echeggiarono passi pesanti che smuovevano la ghiaia del selciato con uno scricchiolio rumoroso. Poi il tutto cessò. Ebbi allora la sensazione che qualcuno, nella semioscurità mi stava scrutando, forse un attimo d’indecisione dovuto a una momentanea titubanza, mentre lo sconosciuto cercava di essere certo di chi io fossi. Poi dalla penombra dei vicini cespugli mi apparve l’indimenticabile struttura di quell’uomo quasi gigantesco, che ben ricordavo da quella serata in Balatan. Era senz’altro la persona desiderata, vidi che alla mano appariva qualcosa a me famigliare, la ben nota ombra di un violino.
Indubbiamente era lui, il mio violinista, colui che da oltre una settimana speravo di trovare.     
Senza dir nulla, il mio uomo si diresse verso il mio tavolo e si sedette in fronte a me, fece un cenno al cameriere che stava passandoci vicino, e ordinò birra per entrambi.
Notai come il suo viso fosse ora smunto e affaticato. Era evidentemente febbricitante. Quanto, nel giro di pochi giorni, quell’uomo aveva mutato dall’arrogante e vigoroso personaggio che avevo conosciuto allora. Il suo sguardo era spento e aveva perso quella forza aquilina che era in lui ben delineata. Allo scambiarci di una stretta di mano la trovai incerta e tremante.
“La voglio ringraziare per la sua generosità” disse. “E` giunta l’ora per me di contraccambiare. Penso pure abbi il dovere di rivelare chi veramente sono e quale sia la mia vita attuale. Se le interessa, stasera possiamo avere una lunga conversazione, come si usa tra amici, perciò niente musica stasera.”
Dalla sua mano spuntarono alcuni forints, rimastegli da quelli che gli avevo dato alcune sere prima, per la sua virtuosa esibizione, e con quelli pagò le birre che il cameriere aveva portato.
“Voglio congratularmi con lei e devo riconoscere che è un violinista di talento.” Gli dissi.
“Il talento è null’altro che il frutto di un continuo esercizio, per colui che vuole raggiungere la perfezione nel suonare. Tecnica, pratica e dedizione sono null’altro che le basi del successo, per ogni musicista che miri a raggiungere la fama e la perfezione. Non esiste altra via, ma purtroppo non sono molti preparati a seguire questa vita di sacrifici, sebbene conoscano questa necessità.”   
Sospirò brevemente prima di rivolgermi una domanda, “Mi dica, sono certo che pure lei sia un musicista ma quale strumento suona?”
“Suno unicamente per diletto. Di professione sono un liutaio, e per questa ragione suono il violino, unicamente come dilettante. Inoltre sono un critico musicale e scrivo articoli in merito.”
“Ora comprendo la ragione per cui lei non sia posseduto dai demoni. Per me la musica è un eterno tormento, ma è pure l’unica ragione di vivere. I demoni della musica costantemente mi affliggono e mi costringono a creare tutte le possibili variazioni che si possono ottenere con ogni singola nota, sino al raggiungimento della totale perfezione del suono. Penso che queste variazioni musicali siano importanti e diano la possibilità di creare tutte le possibili sfumature del suono musicale e quindi raggiungere la vera creazione del suono. Anche quei timbri minori delle note hanno per me il massimo valore per raggiungere la perfezione. Sono ossessionato dal desiderio di creare la più completa armonia del suono. Nel vivere ho bisogno di essere attorniato dalla completezza sonora. Senza di essa, per me, nulla può esistere. Sarei allora attorniati da una silenziosa monotonia e mai potrei accettare il completo silenzio musicale che trionfi sopra di me. Questo stato di cose distruggerebbe il piacere della vita attorniata da gentili note musicali.”
Sentivo il mio musicista parlare spassionatamente esprimendo il suo modo di pensare sulla musica e intuivo pure che lo faceva perché sapeva che io potevo comprendere il suo pensiero.
Egli era ora soprappensiero, mentre sorseggiava l sua birra. Era alla ricerca del suo io spirituale. Poi, dopo una breve pausa continuò, “Sento che sto` giungendo al limite della mia vita terrena, la fine si avvicina rapidamente, ma ciò non mi rattrista e non lascerò alcun rimpianto dietro alle mie spalle. Ho dedicato completamente ogni attimo di essa alla musica che sempre ha colmato desideri e passioni che io possa aver bramato.”
Sospirò con rammarico, bevve nuovamente un lungo sorso di birra, per poi forbire con la manica la schiuma rimastegli sui folti baffi, alla fine riprese nuovamente il tono solenne del narratore.
“Si sarà certamente chiesto per ora, il perché io non abbia mai cercato la gloria in teatri internazionali, esibendomi in concerti. Certamente in quel modo avrei raggiunto la celebrità. Non è così facile poter spiegare quanto intrigante sempre sia stato per me questo cruciale dilemma. Sono perfezionista ed è imperativo per me l’essere capace di produrre con il mio violino anche la più insignificante nota.
Ascoltavo con interesse quanto il mio violinista stava dicendo, mentre allo stesso tempo studiavo il suo violino che era posato sul tavolo. Lo apprezzavo come quel conoscitore liutaio che era in me, certo quel Guarneri era un magnifico strumento.
“Desidero farle sapere che il suo violino è uno tra i più rari. Nel suo genere è unico e il suo valore è inestimabile. Fu creato dal Guarneri all’apice della sua carriera di liutaio. E` uno dei pochi che può creare un suono pieno e rotondeggiante, capace di sprigionare le note in modo molto armonioso. Lo sa che il suo violino è simile per caratteristiche a quello posseduto da Paganini?”
“Per me, questo violino è l’unica ragione di vita. Ha pure un grande valore sentimentale, lo ricevetti come regalo da mio padre il giorno che nacqui. Creda, non esiste denaro al mondo che possa comprarlo. Mai, potrei separami da lui.”
“Comprendo quale possa essere il grande valore sentimentale per lei. Non avrei mai l’ardire di fare un’offerta per il suo violino. Quanto le dissi è unicamente la mia ammirazione per tale pregiato liuto.”
A questo punto il mio violinista stava riponendo con grande cura l’istrumento entro la sua vecchia custodia, ripetendo tra se, “Non più musica stasera…”
Poi rivolgendosi a me.  “Mi disse che lei è pure scrittore. Forse allora le può interessare la storia della mia vita. Un giorno potrebbe ricavare uno spunto in un suo racconto. Durante tutti gli anni della mia esistenza mai ho parlato di me con alcun essere mortale. Ho sempre custodito gelosamente i fatti inerenti alla mia famiglia. Lo faccio ora perché so che la mia fine è prossima. Quanto le andrò a narrare fa parte non solo di me, ma è pure la storia del mio violino che nel passato ha dettato giorni di ansia e di lotta.   
  
          END PART TWO
         
 
 
 

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