Il suicidio di Ada F. | Prosa e racconti | maria teresa morry | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il suicidio di Ada F.

Il suicidio  di  Ada F.  , di anni cinquantaquattro,  fece molto  scalpore.  Nessuno seppe come ci fosse  riuscita, ma  la donna , dopo  aver scalato la massicciata  della  Ferrovia,   in un tratto  isolato, protetto da alte barriere antirumore e lontano da  ogni centro abitato, s’  era incamminata lungo  i  binari, in una mattina di  splendido sole. La Freccia Rossa proveniente da  Roma,   perfettamente in orario,   si abbattè su di lei alla velocità di circa duecento  chilometri  orari. La frenata del  treno aveva mandato  scintille  di fuoco   visibili  persino da  un contadino che stava arando il suo campo  con un  trattore.  Il lungo serpe  d’acciaio  s’era potuto  fermare , del tutto , solo dopo alcuni  chilometri, con vero  terrore  dei passeggeri , scaraventati gli uni addosso agli altri e  con  grande rovinio di bagagli. Per questo c’erano pure stati dei  feriti , a bordo. I giornali riportarono che il conducente,  resosi conto  d’aver investito una persona, aveva avuto un collasso.
 
Alla lettura della  disgrazia,  notiziata dalla  stampa  cittadina, il notaio  Antonio  Barberis ebbe un  sobbalzo.  Stava sfogliando  il giornale seduto nella  vecchia poltrona  Frau di cuoio , nella  pace del suo studio, poco prima dell’arrivo  delle impiegate. Il notaio arrivava sempre  con molto anticipo, sin dal mattino presto ; amava iniziare la  giornata leggendo il   giornale, cosa che difficilmente  avrebbe potuto fare in  ore più avanzate,  visto  il giro di telefonate e di lavoro  che si  accavallava  nelle ore successive.  Egli lesse e rilesse i particolari del  fatto, davvero sconvolgente.
Alla fine, stese il foglio davanti a sé, lo passò e ripassò con le mani, quasi stesse  stendendo un tovagliolo, trasse un  lungo sospiro e decise di aprire la cassaforte posta alle sue spalle.
 
Aperto lo sportellino, egli  trasse  dalla piccola alcova blindata  tre buste  sigillate, in carta molto spessa . Tre lettere che la  signora Ada F. gli aveva consegnato  da circa un  mese, pregandolo di consegnarle  a  tempo debito  ai tre destinatari,   i cui nomi apparivano vergati dalla  di lei scrittura,  sopra le  buste.  “ Non appena leggerà sul giornale  una notizia   che mi riguarderà   -   gli aveva  detto  la donna, fissandolo  con gli occhi  bruni e  profondi -  Le do  incarico  di voler consegnare  queste tre lettere a questi  signori .  La prego di non spedire per posta. Ella  dovrà convocarli personalmente nel  suo studio e consegnare nelle loro mani  la lettera  destinata. Non le chiedo altro, oltre ovviamente il  segreto assoluto. “
Contemporaneamente, mentre  io notaio  si chiedeva che  cosa  mai stesse  capitando, cosicchè nella sua perplessità  egli  non trovava parole adatte  al colloquio,  la  signora  gli mise davanti  agli occhi , ben raccolti, in biglietti  da cento  euro, circa cinquemila  euro.
A destra  le  tre buste collimanti l’una sull’altra…a  sinistra la pila  delle  banconote.
“ Sia chiaro  non voglio  fattura, in alcun  modo”  precisò  la signora  Ada F.”  se tra un mese, a partire da oggi,   non ci sarà alcuna notizia, io ritornerò qui e ritirerò le lettere. Il danaro ovviamente  resterebbe comunque a lei, per il suo disturbo”.
 
Ora il notaio passava le tre buste chiuse, sigillate ai lembi, da una  mano all’altra. Erano  indirizzate a tre uomini: uno  residente  in città,  uno in Toscana, l’altro  in  Sicilia. “ Sarà bene – pensò tra sé il  il dottor Barberis – che inviii  una raccomandata a  ciascuno di questi tre signori, avvisandoli che presso il  mio studio c’è un plico depositato  a loro  nome, da  ritirare personalmente. Più di così non  vedo cosa posso  fare. Le disposizioni di quella poveretta  sono  chiarissime….consegnare a mani  degli stessi e  non spedire…Non è il caso che io li convochi..li  inviterò a presentarsi in  orario di ufficio, in qualsiasi giorno questo sia aperto…magari preavvisandomi prima  anche per telefono.”
Ed in effetti egli  fece proprio così, dando precise diposizioni alla più anziana delle sue  impiegate. Affidò a lei il compito  di predisporre la  lettera e di avvisare i tre signori,  sussurrandole di mantenere la massima  discrezione.
 
Alcuni  giorni dopo, sempre  dal medesimo giornale cittadino, il notaio seppe che la Procura,  svolte le poche indagini di rito, aveva chiuso l’incidente  stabilendo  che si trattava di suicidio , cosicchè la famiglia  della povera morta  annunciava che si sarebbero tenuti i  funerali presso  una piccola  chiesa periferica. Il notaio  decise che vi avrebbe partecipato.  Non solo per umana pietà  verso la donna , che egli ricordava  ancora nel gesto di consegnargli   le lettere, qualche  tempo prima,  ma anche perché egli avvertiva una certa qual  curiosità  nel  sapere chi mai  potesse essere presente al  funerale.  La cerimonia  , infatti , si tenne alle ore undici,   di un  giovedì,  presso  una  chiesetta  assai poco  frequentata. Il notaio  vi entrò quasi per  ultimo, non  desiderava apparire  né essere notato. Il  sacerdote, coi paramenti  viola, aveva già iniziato l’antifona  della Messa ; la bara in legno chiaro, con un grande cuscino di  rose rosse, era collocata  davanti all’altare maggiore. Un organo  ai lati dell’abside intonava una melodia  sconosciuta. Dal banco che egli aveva scelto, il dr Barberis potè notare  la presenza di circa venti persone. In prima fila ,  seduta, una donna molto anziana, con occhiali  neri  a coprire quasi interamente  un minuto viso pallidissimo;  a fianco le stava un uomo alto e magro, di circa sessant’anni, vestito di blu. Costui era in piedi, con il capo ben eretto  verso l’altare. Il notaio   ne notò il  naso aquilino e le orecchie un poco sproporzionate  rispetto alla testa.
 
Erano  trascorsi circa  dieci  giorni dal  funerale,  allorchè una sera si presentò , quasi all’ora di chiusura  dell’ufficio, uno dei tre uomini   destinatari  delle lettere  di Ada. Il notaio  stava sistemando le ultime carte in un faldone, quando  entrò nella sua stanza l’  impiegata tutta precipitosa , ad avvisarlo che un signore  molto distinto , era arrivato con la lettera di convocazione e chiedeva  se fosse possibile  essere ricevuto dal notaio.
“ Ma certo!... fallo passare immediatamente”  rispose il  dr. Barberis, il quale  di colpo s’era sentito svanire di dosso la stanchezza. Egli sistemò alla meglio le varie  scartoffie che ingombravano la scrivania,  aumentò la luce della lampada  da tavolo   e  trasse  fuori   da un  cassetto chiuso, dopo aver rimosso la   doppia mandata , una  cartella  in pelle, contenente le  tre lettere.
Di lì ad un minuto,   apparve sulla soglia un signore alto e magro, dal volto serio ed asciutto.  Il notaio  non fece fatica a riconoscere in lui l’uomo che aveva veduto in chiesa vicino alla  signora anziana, nel giorno del  funerale.
“ Prego , si accomodi”  disse  il dott. Barberis  rivolto allo sconosciuto.
L’uomo entrò con passo  sicuro ,  tenendo in una  mano il foglio di convocazione. “ Buonasera, ho ricevuto  dal suo  studio questa  raccomandata.  Io sono Luciano Amari …ecco qua la mia  carta di  identità e la lettera originale che ho ricevuto”, così dicendo porse al notaio sia il documento che la lettera.
Il notaio  si alzò appena dalla  sedia e porse la mano  destra  , che gli venne stretta.
“ Di che cosa si tratta? “  chiese Luciano Amari, fissando  il notaio, con  uno sguardo allarmato .
“ Guardi..non è  facile a dirsi “ cominciò il notaio che s’era immaginato  di fare  quel discorso almeno  una ventina di volte”  io devo consegnarle una lettera per precisa volontà della signora Ada  F. …non so se il nome le possa dire qualche cosa….” Il notaio era davvero molto esitante.
L’uomo che aveva di fronte impallidì, si agitò  un poco sulla sedia e sporgendo il tronco verso di lui,   disse :  “ Ada era mia  moglie…vivevamo separati…di fatto però, non abbiamo mai legalizzato. Ognuno  viveva per conto proprio,  da circa sei anni. “
“ Signor Amari, purtroppo non  ho molto da dire. Circa  due mesi fa venne qua sua moglie e mi diede espresso incarico di consegnare questa lettera a lei, senza nulla aggiungere in merito al contenuto…Pur chiedendole in quale occasione averi dovuto  fare  ciò, ella fu vaga e mi disse soltanto  di attendere  che  venisse pubblicata dal giornale una notizia a suo  riguardo…non mi precisò assolutamente  nulla, né io potevo immaginare  quale idea avess in capo  sua moglie, visto che , ricordo  benissimo,  essa mi si presentò  del tutto normale e direi, se posso, serena…”
L’uomo  pareva  molto perplesso, ma non incredulo alle parole  del  notaio. Lo sguardo  gli rimase asciutto. Era evidente che attendeva la consegna della lettera.
Il notaio  gli porse il plico e  gli chiese se poteva cortesemente sottoscrivere un  documento di ricevuta. Amari scarabocchiò una firma sotto un foglio azzurino e ritirò la busta, che depose in una  tasca della giacca,  senza staccare gli occhi dal  volto del notaio.
Fatto questo egli non sembrava intenzionato ad andarsene.
Al notaio parve opportuno prolungare quella  visita.  Avvertiva una  certa tensione nell’uomo che gli stava di fronte  ed  il  volto di  Ada,  che mesi prima s’era seduta avanti a   lui come ora stava il marito  ,   gli  appariva   nitido.
“ Mi scusi signor Amari, se mi permetto  di chiedere… ma sua moglie era ammalata ? …come possibile immaginare tale gesto ?“  chiese il notaio.
“ Non era ammalata – rispose Amari, battendo appena le palpebre – che io sappia non lo era…soffriva solo di una profonda solitudine, questo lo so per certo…qualche volta mi  telefonava, molto raramente, a dire il  vero..la  sentivo stanca, assente…Vede ,  notaio, Ada non ha mai accettato la nostra separazione.” Seguì una lunga pausa e quindi l’uomo si alzò.
“ Mi  scusi notaio, mia moglie  le ha lasciato altre  lettere  da consegnare? “
“ No –   mentì il notaio – nessun’altra lettera. “  In  effetti Ada non gli aveva fatto  divieto di rivelare agli interessati che ella aveva scritto ad altri,  tuttavia  il notaio sentì in cuor  suo  che era cosa giusta tacere questo particolare.
 
I due  uomini  rimasero ancora qualche minuto in silenzio; il notaio  cercava di immaginare quali pensieri potessero passare per la  testa dell ‘uomo ,  l’uomo pensava a cosa mai potesse  contenere la busta.  Non certo un  testamento,  perché Ada non possedeva assolutamente  nulla.
Quasi  all’ unisono  entrambi si alzarono e  dopo  un breve scambio di parole, si salutarono, stringendosi nuovamente la mano.
Una volta che Amari  era uscito richiudendo la porta  dietro di sé, il n otaio rimase  seduto, a guardare la porta chiusa e a chiedersi  quale posto avrebbe scelto quell’uomo, per leggere con attenzione il contenuto della lettera. Le ultime parole  di sua moglie.
 
( prima puntata)

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