Scritto da © Maria34 - Dom, 18/03/2012 - 09:00
Dopo un inverno secco ecco improvvisa scendere dal cielo la prima neve. E’ domenica mattina, percepisco nell’aria un fresco buono quando affacciandomi al balcone vedo che il prato è già ricoperto da un lieve strato bianco. Non ho voglia di impegnarmi in nulla, il mio sguardo è per questo spettacolo inatteso che man mano si addensa ovattando i passi di chi più coraggioso di me ha deciso di uscire. Percepisco una pace che appartiene sì al mondo in questo preciso istante, ma appartiene soprattutto a me, e tutto è silenzio. Il silenzio, quello che si desidera di tanto in tanto per trovare la vera sintonia con la natura, è come cogliere la bellezza di una parola non detta per lasciare posto ad una silenziosa carezza, ad un bacio sfiorato sulle labbra, ad un pensiero che placido attraversa la mente.
Già il silenzio.
Improvviso mi viene in mente il desiderio di conoscere in quanti modi si possa esprimere questa parola. Prendo il dizionario dei sinonimi e dei contrari, il suo colore rosso è inconfondibile. Inizio a sfogliarlo. Quanti modi per dire una parola, non una che contenga meno di due modi per poterla esprimere. Molte parole ne hanno tre come rugiada (brina, guazza, serena) o addirittura 19 come la parola rumore. Già il contrario di silenzio.
Rumore si può esprimere con boato, cacofonia, canea, clamore, clangore, esplosione, fracasso, fragore, frastuono, gazzarra, grido, putiferio, sarabanda, scalpore, scroscio, strepito, suono, urlo, verso. Mio Dio, sento nelle mie orecchie il riecheggiare di queste espressioni proprio in questa domenica mattina in cui tutto sembra tacere. Quasi d’istinto e con un po’ d’apprensione arrivo alla parola silenzio. Con sollievo e un po’ di sorpresa mi accorgo che questo sostantivo ha un solo sinonimo: taciturnità. Mi accorgo che le parole sembrano giocare fra di loro, si capiscono e vogliono prendermi in giro, anzi si prendono gioco di me. Leggo: “Il silenzio della valle, della notte e, aggiungo io, il silenzio del cuore e della mente”. Taciturnità, il suo sinonimo è soltanto il silenzio della voce umana, un uomo è silenzioso perché in quel momento non parla, è taciturno appunto, di indole poco ciarliera. Ma questa spiegazione mi piace poco perché il silenzio sa parlare, sa esprimere quello che 100 parole non riescono a dire. Quando il silenzio non è malato predispone l’essere umano alla riflessione, alla creatività. E’ nel silenzio della notte che l’anima esprime il meglio di sé. Il mondo, quello urlato, pieno di rumore, con tutti i suoi fratelli gemelli, i sinonimi appunto, è il male che lo affligge. Nel rumore c’è caos, le parole, le belle parole quando sono urlate e si sovrappongono creano dissonanze tremende, aggressività finendo per far emergere la parte peggiore dell’uomo. Il silenzio, ah! il silenzio appartiene al divino. Tacendo a volte il pensiero s’alza così alto che riesce persino ad oscurare la luna. Il silenzio richiama alla memoria mondi lontani, mondi visti con i nostri occhi se questi sono rimasti bambini. Nel silenzio le Parole tranquillizzate affiorano ordinate e perfette nella nostra memoria e come tanti ordinati soldatini o scaturiscono dalla penna o dalla bocca che simile a quella di un bimbo s’apre soltanto per esprimere quel pensiero che il silenzio ha creato. Io amo il silenzio anche se a volte ne ho paura, la paura di rimanere imbrigliata nella sua rete misteriosa. Com’è bella la Parola accanto al silenzio, insieme possono percorrere viali alberati, prati fioriti, insegnare ai ragazzi e anche a noi la bellezza dell’ascolto, perché è soltanto attraverso la loro armonia che l’uomo si forma e cresce. E mentre perdo il mio sguardo nel bianco di questa domenica penso che saper ascoltare sia un dono, saper parlare s’apprenda, il silenzio appartenga invece alla nostra anima se questa è rimasta bambina.
Lucia Giongrandi
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