Scritto da © Costanza Pocechini - Mer, 09/03/2011 - 06:13
Sono scese,
incipriate di luna
chimere canute,
ancora scosciate,
a braccia protese,
urla gelando.
Dondolano rami nell’immoto,
Silfo emoziona,
narrando storie della carsica cuna,
colmata di lacrime
e di sangue filtrato
dalle melme.
Sortilegio
fa decantar nella roccia,
lo spirto sannita o assassino,
le spoglie di bestie o d’amanti,
essenze vociano,
incantandomi.
Ogni autunno
odo sulle sponde lacustri il gemito
d’un infante rapito
e di sua madre l’oracolo,
da secoli le acque dannate si nutrono
di vite suicide o falciate.
Quasi a galla
chiome, ciuffi e ceffi sfiorano le mie mani,
non chiedono preghiere,
evoco natali di stirpe magiara,
le unghie ricurve, in vice,
promettono vendetta.
Ben Adnan mi guarda sconfortato,
donna ero di magie dell’anima,
mitigavo degli dei l’iracondia,
a me affidava la semina, misericordiosa caccia,
rami boscosi e corsi fluviali impietosi,
ma nel lago di Telese affogai il mio cuore innamorato,
non ricordo di chi,
forse sentimento spinge te sciamano sulle rive
e tenti di pagare un prezzo troppo alto,
perennare l’eternità e tu sfumare nel niente,
inermi siamo,
sul fondo m’accarezzano riflussi fiumari…
* * *
»
- Blog di Costanza Pocechini
- Login o registrati per inviare commenti
- 1440 letture