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I defi-celti.

Occorse una volta da una landa lontana
uno stridor di grida dalla pedemontana.
Viveva in quel tempo al di là di Urania
un popolo scemo che la chiamò Padania
Il nome invero sapea di fritto
come braciola di quel luogo invitto.
Conciossiaché poi la “fettina-padagna”
si rivelò esser la miglior cuccagna
per i palati di bocca buona
di quell’accolita credulona.
Bossi era il capo, lo seguìa Maroni,
del nobil Nord due gran terroni,
c’eran poi Salvini e Calderolix
emuli e posteri di Asterix.
Preteser costoro scoprir l’America
ma si genuflessero ad Arcore-morica
ove un re nano dal grifo liftato
li mise a cuccia come can bastonato.
Si disser liberi su libero suolo
ma al re le suole leccarono solo;
dieder dei ladri alle corti pretesche,
ma s’affrettaron a gonfiar le lor tasche.
Si dissero “duri” di governo e lotta
ma su ambo i lati fecer bancarotta…
È insomma morale di questo racconto
che chi si tien furbo risulta poi tonto;
chi dà del ladro e si trova a rubare
risulta maldestro e non lo sa neanche fare;
chi accusa i “terroni” d’esser vil razza
è terrone a sua volta, e non arguisce una mazza. 
E infin chi ritiene di essere “celto”
sa la storia a fumetti e d’ingegno è assai lento.
 

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