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hotel california

Tagliato a pezzi, Jack viaggiava verso l'oblio. La testa in mezzo alle gambe. Che fine! Che neppure a 31 anni ed una vita, la sua, finita nel peggiore dei modi. Il furgone si dirigeva verso il mare, con Jack dentro una valigia ed i suoi pensieri in volo libero. "Prenditi un giorno di ferie, Jack"! Ton. Ton-tonc, era il rumore della sua testa, che saltava ad ogni buca. Nac, nac-nac era il suo cuore, finalmente libero di non preoccuparsi, che rotolava nelle tasche dei suoi pantaloni. Non batteva più, ma andava bene così ai suoi assassini. Quello che non andava giù all'ultimo neurone di Jack, l'unico che si ostinava a vivere. Ecco, quello che proprio non riusciva a digerire, insomma era stato ad un passo dal cambiare la sua vita da così a così.
"Gilda, Gilda, Gilda. Perchè? Gilda". Perdersi. Complicato. Le cose che amiamo, a volte,  si rivoltano contro. Le lasciamo andare, come due mani che scivolano una sull' altra, senza aiutarsi. Il corpo a brandelli era sempre più freddo, ma, si sa, che quando stai per morire, trovi la soluzione a tutte le cose.La vita non gli aveva fatto sconti. La madre era stata meno di una madre ed il padre men che meno. Ma l'anima di Jack, anche se dall'inferno, aveva già perdonato tutti. Quel lunedì si era presentato più nero di una canna di fucile. Per restituire i soldi allo strozzino, avrebbe dovuto fare una serie infinita di cose
e sperare che gli incastri riuscissero alla perfezione. Il cielo era di piombo, come le miniere di finto oro. Gilda, l'amata Gilda, se fosse andato tutto liscio, sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Twistando sui piedi, si diede da fare. "Lei mente" gli sussurrò una vocina.
Chiamò l'allibratore, puntando sul vincente. Nero o bianco, cosa importa? Si sentiva come uno di quei passerotti di città, che si accontentano di beccare insetti morti dal parabrezza delle auto in sosta. "Lanciami un amo, Dio". Natale era alle porte. Uscì di corsa per andare dallo strozzino. Fu picchiato dai suoi scagnozzi, ma ottenne ciò che voleva: Due ore in più all'ultimatum. Si sentì sollevato. Fece un salto dalla sua Gilda. Si baciarono teneramente. Lui le promise che in quel giorno le loro vite sarebbero cambiate. Le consegnò la busta con gli ultimi 100000$(doveva essere lei a piazzare la scommessa). Più volte le ricordò di puntare sui Lakers. La madre gli telefonò. Non lo faceva da secoli. Sembrava che tutti, quel giorno, lo sostenessero. tuttavia si sentiva anche solo, come uno di quei pugili suonati, che tirano pugni al vuoto che li circonda. Andò dal padre, un vecchio ubriacone, ricoverato per un cancro al fegato. Quel giorno pianse insieme a lui. La vita passa anche sotto alle ruote di un treno fermo, nei carboni spenti, in due mani che si stringono. Andò all'aereporto, dove acquistò due biglietti di sola andata per l'Europa. Ritornò a casa, ma ad aspettarlo c'era l'ufficiale giudiziario, pronto a togliergli le ultime cose. Entrò di nascosto da una finestra. Fece la valigia. Uscì, correndo a perdifiato.
Fece un paio di telefonate all'ufficio, dicendo che non sarebbe andato e di recapitare la sua busta paga alla madre in via...Ritornò da Gilda, che lo rassicurò con un abbraccio. Anche lei aveva preparato le sue valigie. Si diedero appuntamento al solito posto. Un ultimo bacio e poi si diresse all'ufficio passaporti. "Nulla da dichiarare": Il pensiero era già arrivato a destinazione. Infine, stanco, si sedette ad un tavolo di un bar, guardando la partita. Era già finito il primo tempo ed i Lakers erano sotto di 10 punti. "Cristo". Bevve un gin e tre birre di seguito. il fegato gli si intorcinò. Tra i fumi dell'alcool, i Lakers avevano impattato la partita ed erano in vantagggio di un punto. Jack vomitò, ma nessuno se ne accorse, tale era la bolgia. Poi si sentì un urlo trionfale. Lo speaker annunciò la vittoria del campionato di basket dei Los Angeles Lakers. Jack vomitò di nuovo e pianse di gioia. Come per incanto, la sbornia gli passò e corse da Gilda. Ma fu intercettato dagli scagnozzi dello strozzino, che lo condussero da lui. "Dove sono i miei soldi. Figlio di puttana". E giù botte. In una pozza di sangue Jack lo pregò di fargli fare un numero. Lo strozzino gli passò il telefono. "Ascolta Fill, sono Jack...la scommessa. Dì tu come stanno le cose. Lo strozzino ascoltò Fill:  Mi dispiace per te, Jack. Non c'è alcuna scommessa a nome tuo...
Come  tutto è così strano. Jack amava il mare. Ma non c'era mai stato. Ora ci andava da morto, per essere seppellito sul fondale. La radio del furgone trasmetteva musica anni settanta e, in quel momento, la sua preferita: Hotel California.

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