Scritto da © Hjeronimus - Ven, 12/08/2016 - 12:50
L’essere – ossia, non la creatura, l’animale, ma l’essere, il logos - umano ama il potere, perché odia, cioè teme, la morte: qui sta la chiave di ogni spiegazione. Ossia, alla Nietzsche, l’uomo odia il tramonto del proprio tipo; non tollera di dover andarsene, come ogni altra cosa di questo mondo. Ma siccome tale sentenza è ineluttabile, allora l’uomo si abbandona all’odio e siccome non riesce a odiare né un Dio, né tanto meno un idolo, ecco che rovescia la propria ira sul “se stesso” più a portata di mano, che non potendosi trattare di “io”, sarà il prossimo, come recita letteralmente la parola. Il prossimo io …
L’amore per il potere insorge di lì, dall’angoscia segreta che cova nell’animo del singolo di dover prima o poi rendere alla terra ciò che ha ricevuto: quel tenue soffio vitale, soffiato nel vuoto ineffabile, incompenetrabile, cieco e immenso dell’universo. L’inconscio, dentro di lui, lo incalza, perché è inutile imbastire soluzioni palliative, o inventarsi un’altra vita celeste oltre quelle barriere di cui conosce già il fio. Nessuna vita oltre la vita, nessun dio, nessuna “reincarnazione”, niente di niente. Tutto è inverosimile, inattendibile, impossibile: è questa la coscienza inconscia del soggetto. Perciò dentro gli monta l’odio. L’odio per la vita impossibile che ha ricevuto e che dovrà fatalmente restituire al niente da cui è emersa. Così che, nella sua disperata follia, l’uomo intravede una via d’uscita simbolica: il potere risarcirà il suo destino mortale, rendendolo invincibile al pari degli dèi e schiaccerà l’odiata vita col martello della violenza, in cui riversare il cumulo d’odio sotto la forma di una morte universale che seminerà fra altri uomini, altri se stessi cui addossare il fardello della propria morte … che così è solo stupidamente esorcizzata dentro la propria psiche, ma illesa, intoccata nella sua sostanza. Così, quando toglierà all’illuso la sua presunzione d’immortalità, quello ci morirà dentro due volte- una come creatura e l’altra come essere, come logos.
Così, il potere come fuga dall’angoscia mostra tutta la sua inefficacia. Non hai, non avrai il potere di salvarti. L’unica parziale salvazione del tuo corpo rimonta alla tua anima, che è salva se avrà assolto il suo vincolo intersoggettivo; che sarà salvata dalla trasmissione del suo sapere. E non dalla chimera del potere.
L’amore per il potere insorge di lì, dall’angoscia segreta che cova nell’animo del singolo di dover prima o poi rendere alla terra ciò che ha ricevuto: quel tenue soffio vitale, soffiato nel vuoto ineffabile, incompenetrabile, cieco e immenso dell’universo. L’inconscio, dentro di lui, lo incalza, perché è inutile imbastire soluzioni palliative, o inventarsi un’altra vita celeste oltre quelle barriere di cui conosce già il fio. Nessuna vita oltre la vita, nessun dio, nessuna “reincarnazione”, niente di niente. Tutto è inverosimile, inattendibile, impossibile: è questa la coscienza inconscia del soggetto. Perciò dentro gli monta l’odio. L’odio per la vita impossibile che ha ricevuto e che dovrà fatalmente restituire al niente da cui è emersa. Così che, nella sua disperata follia, l’uomo intravede una via d’uscita simbolica: il potere risarcirà il suo destino mortale, rendendolo invincibile al pari degli dèi e schiaccerà l’odiata vita col martello della violenza, in cui riversare il cumulo d’odio sotto la forma di una morte universale che seminerà fra altri uomini, altri se stessi cui addossare il fardello della propria morte … che così è solo stupidamente esorcizzata dentro la propria psiche, ma illesa, intoccata nella sua sostanza. Così, quando toglierà all’illuso la sua presunzione d’immortalità, quello ci morirà dentro due volte- una come creatura e l’altra come essere, come logos.
Così, il potere come fuga dall’angoscia mostra tutta la sua inefficacia. Non hai, non avrai il potere di salvarti. L’unica parziale salvazione del tuo corpo rimonta alla tua anima, che è salva se avrà assolto il suo vincolo intersoggettivo; che sarà salvata dalla trasmissione del suo sapere. E non dalla chimera del potere.
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