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Profezia

Il nuovo secolo si immerge in una specie di brodo primordiale, con l’esplicito proposito di un bagno catartico che faccia rigenerare il mondo sotto le insegne di un’etica ritrovata. Una crociata laica che assume i contorni di una rivincita millenaristica (si tratta anche del nuovo millennio) contro l’iniquità oggettiva del reale.
Questo immaginifico ri-cominciamento rimescola l’aspetto utopico con un aspetto grottesco e con un altro aspetto morale, quasi moralistico. Una Grande Inquisizione montagnarda, piratesca e hippie che coniuga varie reminiscenze della vecchia “cultura alternativa” con il globalismo web, col New Age nonché con varie ramificazioni della sub-cultura metropolitana. In un melting pot post-tecnologico che, seppur votato alla palingenesi e all’utopia, ricalca in modo grottesco, appunto, i contenuti del pensiero logico-sistematico, opponendovisi e, in sostanza, ricomninciandoli daccapo. Dal principio, dall’ABC filosofico di stampo ellenistico, in cui la democrazia ancora non esiste.
Di modo che la nuova-vecchia rivoluzione in atto ci riconduce al disprezzo dei pochi diritti ottenuti con tanti secoli di sacrifici. E ci immette nella prospettiva di un paternalismo di ritorno, in cui l’autorità paterna, invece di coincidere col “dio-padre”, si materializza in un Pantheon elettronico, le cui divinità, o la cui simbologia, se vogliamo, rappresentano il massimo oggettivo della scienza e quello “etereo” della pura apparenza. Dèi digitali, cibernetici, armati di un puro qualunquismo mediatico e modaiolo, capaci di una totale esemplificazione e rastremazione dei contenuti in funzione inquisitoria e moralizzatrice dell’esistente, con un filo di discorso anti-mediatico e anarcoide che non tiene in nessun conto proprio ciò che siamo, ciò di cui siamo fatti. Che si chiama: complessità. Perciò, quel che sembra così nuovo (ai disinformati) non è che l’eterno ritorno della stessa cosa rifritta con quella salsa d’apertura, il brodo primordiale dell’oblio.  

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