Scritto da © Hjeronimus - Sab, 17/06/2017 - 21:53
La politica oggidì vede il trionfo degli sciocchi che, sostenuti magari da un bel malloppone e una schiera di altri sciocchi pari loro e magari servilmente affascinati dal malloppone stesso, riescono ad accomodarsi sugli scranni del potere. Ma l’ala del potere è un’alea e siccome gli sciocchi non san nulla, avviene che una volta incoronati lassù, essi non eccepiscano una virgola della enormità del compito e lascino quindi naufragare i Titanic degli sciocchi, da essi impunemente pilotati, contro gli iceberg della realtà. Tale l’Italia asinina di un signor B., quale la Grecia “rivoluzionaria” della bancarotta, su su, fino alla debacle “Brexit” e al grottesco show di mister Donald, pagliaccio d’America che presume di esserne il presidente. Tutte queste disavventure qualunque, recano al medesimo epilogo: l’implosione, il fallimento e poi la scomparsa dei suoi araldi. E quanto a scomparsa, quella del Regno Unito rischia davvero la pelle, ossia il Regno disUnito, se varie regioni già recalcitranti dovessero attuare la secessione.
Quanto all’Italia, patria degli allocchi e delle volpi sempre in loro agguato, se le estreme di destra, pur cospicue, non sembrano per ora in grado di giocarsi la carta qualunquista, ecco ergersi un fascismo più sottile, più intrinseco alla natura farsesca della “commedia dell’arte” italica, più doppiogiochesco e clownesco del grottesco Stranamore americano. Un fascismo in incognito, spacciato da un milionario fascista che non sa neanche d’esserlo (fascista, non milionario). Con il che siamo alla fase finale, alla resa dei conti di un corto circuito culturale che, movendo dalla rivolta libertaria dei ’60 dell’altro secolo, si è via via invertito in quella specie di libertà mafiosa e senza regole di fare il proprio comodo senza rendere conto né allo stato, né tanto meno al prossimo del proprio comportamento, legale o fuorilegge che sia. Siamo al ’68 dei fascisti, con questa strana inversione dei ruoli: il “movimento”, la contestazione è di destra e ha quasi sempre torto, mentre i governi, per lo più di centro o di sinistra (la Francia, la Germania e per ora anche l’Italia) pur moderatamente, sono sempre dalla parte migliore. Casomai si potrebbe pretendere che facciano qualcosa di più, e non una rinuncia al fare (come nel caso dei profughi extra-europei: mentre le grida scomposte dei “fascio-sessantottini” anelano una non-accoglienza, si dovrebbe invece incentivare e ordinare ulteriormente questo esodo di disperazione).
Noi italiani paghiamo il prezzo di più di 20 anni di disinformazione, incultura, indifferenza. Come gli albanesi di vent’anni fa, abbiamo davvero creduto ai pifferai della goduria gratis et amore dèi. Come loro ci siamo imbarcati sui Titanic sgarrupati di una promessa filistea, filtrata dai media mendaci e allineati alla voce di un solo padrone. Come quei poveracci vestiti di cenci, siamo stati turlupinati dal sogno perverso di un’estasi dionisiaca gratuita, lussuosa e lussuriosa, senza dover fare niente per guadagnarsela. E oggi appunto, niente sappiamo fare e gli altri europei ci surclassano … Solo una cosa abbiamo imparato, la discordia, la chiacchiera, il battibecco. Un popolo di bla-bla che coi suoi “talk-show” e le sue estenuanti logomachie non combina altro che chiacchiere che si battono strenuamente contro altre chiacchiere in una totale, incolta e persino volgare nullità di un tutti-contro-tutti di asini contro analfabeti. E i “buoni” possono cantare con Gaber: io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono.
La logica è implacabile. Su questo Marx e quindi Hegel avevano pienamente azzeccato. Le contraddizioni portano fatalmente al corto circuito tragico di cui argomentiamo. Ieri lo stupido Stranamore americano in capo, con una sola misera lineetta ha cancellato l’accordo che persone molto, ma molto, enormemente direi, incommensurabilmente più intelligenti di lui avevano stipulato con grande perizia e fatica con il governo di Cuba, mettendo fine ad uno dei più vergognosi capitoli della storia statunitense. Lui, stupido caprone yankee senza un briciolo di sapienza, con un gesto assolutamente miserabile nella sua pochezza, lo ha fatto, non per il rapporto con Cuba, di cui non gli frega un accidenti, ma per i suoi più abietti scopi razzisti e propagandistici. In primis, l’estroflessione della pubblica opinione dai suoi reati per catalizzarla su una problematica inesistente; e quindi per restaurare, nella sua visione abietta, opaca e orba della realtà, una sorta di supremazia della razza bianca sulle decisioni politiche del “negro” che l’ha preceduto. Quel “negro” in confronto al quale lui è un microcefalo e che in tutto il mondo raccoglie ancor oggi il consenso che lui invece, miserabile e grottesco gaglioffo, sta massacrando nel giudizio del suo paese.
Quando questo ridicolo avanzo di galera raccoglierà ciò che sta seminando (se prima non verrà fermato, o abbattuto dai suoi stessi gregari) e avrà fatto il pieno di odio, di disistima e di emarginazione intorno alla sua patria, ecco che anche quell’avanzo di ricchezza conservato dal suo predecessore si sbriciolerà sotto i piedi d’argilla d’America e anche la mistica del suo tempio, Wallstreet, precipiterà nel niente.
Quanto all’Italia, patria degli allocchi e delle volpi sempre in loro agguato, se le estreme di destra, pur cospicue, non sembrano per ora in grado di giocarsi la carta qualunquista, ecco ergersi un fascismo più sottile, più intrinseco alla natura farsesca della “commedia dell’arte” italica, più doppiogiochesco e clownesco del grottesco Stranamore americano. Un fascismo in incognito, spacciato da un milionario fascista che non sa neanche d’esserlo (fascista, non milionario). Con il che siamo alla fase finale, alla resa dei conti di un corto circuito culturale che, movendo dalla rivolta libertaria dei ’60 dell’altro secolo, si è via via invertito in quella specie di libertà mafiosa e senza regole di fare il proprio comodo senza rendere conto né allo stato, né tanto meno al prossimo del proprio comportamento, legale o fuorilegge che sia. Siamo al ’68 dei fascisti, con questa strana inversione dei ruoli: il “movimento”, la contestazione è di destra e ha quasi sempre torto, mentre i governi, per lo più di centro o di sinistra (la Francia, la Germania e per ora anche l’Italia) pur moderatamente, sono sempre dalla parte migliore. Casomai si potrebbe pretendere che facciano qualcosa di più, e non una rinuncia al fare (come nel caso dei profughi extra-europei: mentre le grida scomposte dei “fascio-sessantottini” anelano una non-accoglienza, si dovrebbe invece incentivare e ordinare ulteriormente questo esodo di disperazione).
Noi italiani paghiamo il prezzo di più di 20 anni di disinformazione, incultura, indifferenza. Come gli albanesi di vent’anni fa, abbiamo davvero creduto ai pifferai della goduria gratis et amore dèi. Come loro ci siamo imbarcati sui Titanic sgarrupati di una promessa filistea, filtrata dai media mendaci e allineati alla voce di un solo padrone. Come quei poveracci vestiti di cenci, siamo stati turlupinati dal sogno perverso di un’estasi dionisiaca gratuita, lussuosa e lussuriosa, senza dover fare niente per guadagnarsela. E oggi appunto, niente sappiamo fare e gli altri europei ci surclassano … Solo una cosa abbiamo imparato, la discordia, la chiacchiera, il battibecco. Un popolo di bla-bla che coi suoi “talk-show” e le sue estenuanti logomachie non combina altro che chiacchiere che si battono strenuamente contro altre chiacchiere in una totale, incolta e persino volgare nullità di un tutti-contro-tutti di asini contro analfabeti. E i “buoni” possono cantare con Gaber: io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono.
La logica è implacabile. Su questo Marx e quindi Hegel avevano pienamente azzeccato. Le contraddizioni portano fatalmente al corto circuito tragico di cui argomentiamo. Ieri lo stupido Stranamore americano in capo, con una sola misera lineetta ha cancellato l’accordo che persone molto, ma molto, enormemente direi, incommensurabilmente più intelligenti di lui avevano stipulato con grande perizia e fatica con il governo di Cuba, mettendo fine ad uno dei più vergognosi capitoli della storia statunitense. Lui, stupido caprone yankee senza un briciolo di sapienza, con un gesto assolutamente miserabile nella sua pochezza, lo ha fatto, non per il rapporto con Cuba, di cui non gli frega un accidenti, ma per i suoi più abietti scopi razzisti e propagandistici. In primis, l’estroflessione della pubblica opinione dai suoi reati per catalizzarla su una problematica inesistente; e quindi per restaurare, nella sua visione abietta, opaca e orba della realtà, una sorta di supremazia della razza bianca sulle decisioni politiche del “negro” che l’ha preceduto. Quel “negro” in confronto al quale lui è un microcefalo e che in tutto il mondo raccoglie ancor oggi il consenso che lui invece, miserabile e grottesco gaglioffo, sta massacrando nel giudizio del suo paese.
Quando questo ridicolo avanzo di galera raccoglierà ciò che sta seminando (se prima non verrà fermato, o abbattuto dai suoi stessi gregari) e avrà fatto il pieno di odio, di disistima e di emarginazione intorno alla sua patria, ecco che anche quell’avanzo di ricchezza conservato dal suo predecessore si sbriciolerà sotto i piedi d’argilla d’America e anche la mistica del suo tempio, Wallstreet, precipiterà nel niente.
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