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Gli Orti Interessanti

”La vita è interessante”, disse Monicelli. Lo disse rilasciando un’intervista che saranno dieci anni fa, e che ho visto ieri alla TV. Aveva novantaquattro anni.
È questo il maledetto filo che ci avvinghia all’esserci, il filo a rete che non ammette defezioni: non si può lasciare la vita, deliberatamente. Perché è troppo interessante. La noia (della vita) è assurda, è inessenziale, e la morte, chissenefrega finché si è, qui, ora. Dentro al film di fantachimica di cui siamo gli esperimenti…
Chi non è curioso della vita, chi non è capace di coltivare negli Orti Interessanti dello stare al mondo, si tolga, se ne vada, si suicidi. Evidentemente non è all’altezza di quell’interesse. Non è in grado di cogliere i frutti più succulenti della propria condizione bio-antropologica, e non arriva al traguardo dell’essere, che è appunto la curiosità.
La vita è interessante. Una perde il proprio prestigio e l’età tallona la sua bellezza con struggenti avvisaglie di tramonto che la immergono in una specie di aureola olezzante, che sa di morto. Allora le va incontro, alla morte, nella cieca presunzione di destare ancora l’interesse dei vivi, via la morte. Ma si sbaglia: la vita è interessante; la morte è il niente. Oltre la soglia di Plutone, non conta più cosa fosse stato, che ambizioni, che valore avesse portato sul mondo l’attraversatore di quella porta. Tutto cade nell’indifferente, nel nero senza senso del niente- la morte è noia assoluta, allo stato di quintessenza, noia sublimata, riassorbita  nella vacuità infinita e pneumatica del niente tossico, senz’aria. È la vanità della vanità, il tutto-invano che occupa tutto il posto, che diventa assolutamente il tutto. Si illudono i kamikaze e i suicidi, che il loro sacrificio faccia eco, che faccia risuonare le trombe dell’attenzione su di loro e che s’accenda, di conseguenza, l’interesse che le loro penose esistenze non contemplano. La morte lava via tutto, è un detergente senza macchia e l’eroe che si sacrifica per montare sulla ribalta di chissacché, non capisce che quella ribalta esiste soltanto nella sua povera, smaniosa fantasia di farla esistere.
La vita è interessante. È inimmaginabile arrendersi quando ti abbranca alla gola inducendoti a esorcizzarla, a volertene affrancare. Liberarsi di lei, non è meglio di lei, né rende liberi. La necessità della libertà, come di ogni virtù e bellezza ch’essa porge, è sempre dentro di lei, non nel suo snobbarla con un atto auto-ritorto che lede solo al suo autore. La vita è la ricchezza interessante. La morte è il dimenticatoio, l’oblio immediato e annoiato della polvere dispersa dal vento del deserto…
 

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