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Fotoricordo londinese

Un’ambulante, una  poveraccia, sembra una poveraccia, vende piccoli gadget, souvenir e carte della city ai turisti. Certamente lo fa per quadrare il bilancio e magari verso sera si fermerà da qualche parte per comprare qualcosa da mangiare, per stasera, per il figlio, se ha un figlio. Non lo sappiamo, ma sappiamo che i suoi pensieri, mentre offre le sue carabattole sotto il cielo, saranno certamente di questo genere. Ha sistemato la sua povera merce su una colonnina di metallo e, seppure sia nuvoloso, non sembra voglia piovere. “Meno male`”, avrà pensato. Ma ha commesso un errore fatale: ha scelto il luogo sbagliato. Oddio, non è pensato male, su quel ponte che porta al cuore monumentale della capitale. Ci passa una caterva di gente, lì, e qualche turista si ferma di certo a fare qualche acquisto. È speranzosa.
Ma arriva un’auto con uno squilibrato al volante. Uno che crede di credere in qualcosa, invece di essere un fallito, gonfio d’odio e di complessi di inferiorità. Un Hitler di periferia, con nel sacco soltanto la sua stizza feroce e la sua collezione di sconfitte. Può chiamare questa roba come gli pare, Dio, guerra santa, rivoluzione; ma la sostanza è solo quella, e cioè che è uno scimunito e un fallito e che questo gli rode, gli brucia la sua dannatissima anima. Cerca vendetta   su altri innocenti, più fragili ancora, se vogliamo, fisicamente.
Questo asino maligno sbaraglia tutta la fila di passanti. La nostra povera ambulante stramazza a terra, esanime, non sappiamo se viva o morta.
Di questo orrido ci sbalordisce l’assoluta insensatezza del suo accadere. Nessuna spiegazione è lecita. Niente giustifica un surrealismo che reca morte e che lo fa a casaccio senza neanche uno straccio di senso di nessuna consistenza. Si vede solo uno straccione idiota, frustrato, emarginato, complessato, arretrato, incolto; una non-persona che si fa fatica a inquadrare sotto il “genere umano” – ma attenzione, lo stesso vale per i Göring, i Breznev, i Bush, Putin, Erdogan e Trump della medesima razza – che fa scendere su innocenti la mannaia del suo crack. La sua morale scimmioide sta appesa soltanto al suo feroce fanatismo, maschera della sua inettitudine, e ciò che lascia dietro di sé, ben lungi dell’aura eroica che lo sciagurato si figura, è solo la segnaletica di un criminale. E di un fallito, già. Gli atti di mafia e terrorismo sono soltanto il marchio di fabbrica di un fallimento esistenziale. Gli autori di tali atti sono la bancarotta dell’umanità.
A terra, sparse le povere cartoline dei “saluti da …”. La colonnina di metallo che le sosteneva, schiacciata contro il parapetto del ponte. Qualcuno sotto il cielo plumbeo, inginocchiato sul  povero corpo martoriato della rivenditrice …
 
 
 
 
 

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