Scritto da © Manuela Verbasi - Mar, 26/10/2010 - 13:28
Ancora un giorno, scartavetro poesie di altri, mi chiedo dove sono tutti i fantasmi spettatori immobili che sento ansimare intorno. Li ho chiamati al rinfresco e si sono abbuffati un paio d'ore, ora col calice in mano boccheggiano crocifissi nella sfera nera qui dinnanzi immersi in apatie nebulose, stravolti e sfatti.
Cantavano, ridevano appena appena un giorno fa, mangiavano e di nuovo ridevano, cantavano. Nella quadriglia poi nel tango, ora nel fango, caschè doble rovesciato, alcuni affondano, pochi i fortunati con gli stivali al ginocchio e una ranocchia nella tasca del pantalone. Come un acquitrino il pavimento su cui poggiano le tavole con gli avanzi. Uno laggiù mi sorride col prezzemolo fra i denti. Si sommano le delusioni al conto già lunghissimo. La rabbia gonfia gli zigomi, taglia la falce affilata ogni ragnatela, ogni spiga, mai la sfiga. Metafore qui tante, troppe. .. ne trovassi una per non dire vaffanculo.
Tocca anche sparecchiare.
Manuela
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