Scritto da © Grazia Denaro - Dom, 04/09/2016 - 17:24
In stanze acute dagl'ibridi colori
dove il sole non colora né indora
mi ritrovai a dover trasmigrare
nell'incognita del divenire.
Rimuginai a lungo
sull'altare sacrificale che mi toccò
sotto quelle alte cuspidi
di solenni e fredde cattedrali
che non rimbalzarono per l'aere
l'eco del mio sentire
né l'eco del mio dolore.
Nel tempo coatto della mia permanenza
un eremo solitario portai sulle spalle
che tu non riuscisti mai a raggiungere
chiuso nell'indifferenza
e nella dimenticanza
d'un cuore frantumato
fra macerie gettato
lasciato lì a marcire
nell'incuria del vento
e nell'oblio del tempo.
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