Scritto da © Stefania Stravato - Dom, 29/07/2012 - 12:04
mi incateno ad arte nella fuga, Johann
ché resti l'orlo della veste nel concerto dei due violini
ma potrei anche entrarci nuda in questo gioco di luce o di silenzio, se vedo
il cuore nella pupilla di un delfino
e l'onda lunga che gli sorregge il salto
forse non è altro che un giorno in più e pesa grano acerbo e
fiori d'arancio in questi fossi d'estate
che lecco le dita, il sale grattato dai vecchi pontili
l'asprezza del succo di baci mai dati
lo sento dall'alba l'odore di foglia che brucia
tra le ossa e il respiro, al riparo del petto
e scende, risale le curve
le pieghe, ogni corrente.
controvoglia, mi giro.
tornerò Johann, con gli orecchini di perla
quando mi sveglierà la luce che sommerge l'esistenza di alghe brune
negli angoli di mare.
nel frattempo
la campana suona che la neve viene da lontano, come la fede
e io l'aspetto nella via.
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