Storie strette di saldi e predatori (capitolo …)

costruisco folgori nel
tempo della libertà
quando lontano da
ogni clamore
gioco di silenzio e di
esclusivo pensiero
cercando di raggiungerti mentre
sei irraggiungibile nel
volo della fantasia
cosi segno sulle pagine che
strappo da un quaderno a
piccoli quadri
i versi orribili di
una ultima poesia del tremore
dove dissemino i  conflitti di
un ordigno in perenne stato febbrile
scuotendomi in
qualche modo dalle tempeste
mentre cercano il dialogo i
corvi e le cornacchie che
tornano alla finestra
per partecipare alla
mia scelta di contribuire alla
loro crescita
golosi loro strani individui di
penne delle briciole
grossolane dei biscotti
è questo il rispetto preciso di
un accordo
dove sono liberato dalla
petulanza degli insetti
a fronte dei prodotti che
fornisco di fine pranzo
tuttavia ho percezione esagerata di
questa presenza intrusa
che muove come
un coltello nella solita attività di
nuocere alla piaga
girando in circolo nei
grumi di un sangue già copioso
infinito e totale nelle
gocce che macchiano il fianco
ricostruendomi di tanta saggezza
come fossi un nuovo cristo a
martirio di costato
dove mi si spacca il cuore ma
mi si permette ancora la
prepotenza della vitalità
mostrando il profilo del mostro
dove attraverso una
ferita sottilissima
riesco a vedere le
visioni del mondo
solo per questo
trovo di nuovo la
forza demoniaca o
forse angelica
d’abbandonare il campo di
gara e tornare alle
cose di sbieco
quelle oblique e
sempre più immature
dove liquidiamo tutti i sensi
bruciandoli su
una pira di disastri
come un qualunque mendicante
lontano anni luce
dalle destinazioni del
progresso fuori da ogni passo di
stagione dai sentieri e dai
prodigi del comune
semplice moto del
procedere