Scritto da © giuseppe pittà - Ven, 15/01/2016 - 19:46
…
torno con te
nel gioco complesso ma
facile
del giardino d’aranci e
limoni
di queste zagare
d’aprile e maggio
dove ci scoppia dentro la
magia degli aliti romani
negli abbracci delle più
belle nostre tenerezze
dei baci umidi dati e presi per
riconoscere le labbra
nelle mani che sconfinano
oltre la pelle
oltre il canto della serenità del
piacere
torno al sapore del
tuo sole
e dunque del mio
ai raggi che trafiggono il
velo del cotone
alle dita che esplorano
senza guardare
perché gli occhi sempre chiusi
cercano al buio tutta la
concretezza del sentire
apro la bocca per gridare a
squarciagola
nel tentativo di rimuovere il
blocco del motore
dimenandomi nel combattimento
sotto la linea
poco limpida dell’acqua
toccando pensieri pesanti come
macigni
disseminati alla rinfusa ma
riconoscibili
alle nostre continue sfide
così apro la bocca cercando la
giusta aria
inalando piano l’occasione del
tuo odore
percependo carne viva
eccitata
agitata come un pensiero al
quale si impedisce di
sognare
invece adesso riusciamo perfino a
stringerli i sogni
anche rinunciando ad essi
mentre avanziamo nella
costruzione di una
nostra speciale cattedrale
dove riusciamo ad assaporare i
nostri sapori
che sono nuvole d’orizzonte
ad insegnarci nella
materia della forza
che l’energia maggiore
sta nella nostra antica e nuova
fragilità
dove contano più i
baci donati al cielo
che le strade confuse
anche parecchio ambigue della
normalità di tutte queste
assai incerte nostre sicurezze
…
torno con te
nel gioco complesso ma
facile
del giardino d’aranci e
limoni
di queste zagare
d’aprile e maggio
dove ci scoppia dentro la
magia degli aliti romani
negli abbracci delle più
belle nostre tenerezze
dei baci umidi dati e presi per
riconoscere le labbra
nelle mani che sconfinano
oltre la pelle
oltre il canto della serenità del
piacere
torno al sapore del
tuo sole
e dunque del mio
ai raggi che trafiggono il
velo del cotone
alle dita che esplorano
senza guardare
perché gli occhi sempre chiusi
cercano al buio tutta la
concretezza del sentire
apro la bocca per gridare a
squarciagola
nel tentativo di rimuovere il
blocco del motore
dimenandomi nel combattimento
sotto la linea
poco limpida dell’acqua
toccando pensieri pesanti come
macigni
disseminati alla rinfusa ma
riconoscibili
alle nostre continue sfide
così apro la bocca cercando la
giusta aria
inalando piano l’occasione del
tuo odore
percependo carne viva
eccitata
agitata come un pensiero al
quale si impedisce di
sognare
invece adesso riusciamo perfino a
stringerli i sogni
anche rinunciando ad essi
mentre avanziamo nella
costruzione di una
nostra speciale cattedrale
dove riusciamo ad assaporare i
nostri sapori
che sono nuvole d’orizzonte
ad insegnarci nella
materia della forza
che l’energia maggiore
sta nella nostra antica e nuova
fragilità
dove contano più i
baci donati al cielo
che le strade confuse
anche parecchio ambigue della
normalità di tutte queste
assai incerte nostre sicurezze
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