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al centro dei venti, umidi di tempeste e gocce di pelle

vendono
colori senza data di
scadenza
indelebili e profumati
nelle percezioni delle
dune dei nostri deserti
senza ombre
monamour
quando hanno spettro di
variegata lucentezza nelle
caverne dove sostano
accantonati tutti i piaceri
quando si riflettono di
occhi sui volti della
giornata
mentre spiano i voli delle
aquile
quando sognano di
percorrere l’aria di
tutti i paradisi
fondendo
pensieri e respiri
nelle circonferenze dei
cieli più dolci dell’universo
piegati a costruire
fantasie e prospettive
così sfioro le tue dita
nei canti di certi uragani che
sfidano le porte
lanciandoci senza protezioni
mentre progettiamo di
proiettarci oltre le apparenze di
quei limiti da oltrepassare
ogni volta di follia
perché tutti i pensieri si
fondano senza competizione
ma nella praticità di
un abbraccio senza fine e
perfino senza principio nella
dismisura di un  bacio di
una carezza nei
deliri che raccogliamo nel
palmo delle mani
mentre torniamo nel
nostro centro esatto e concreto
monamour
a costruire strade che ci
fanno viaggiare insieme verso
universi sconosciuti
muovendo passi di
vicinanza
qualcuno direbbe di fusione
cantando sulle corde degli
equilibri nei
misteri di una nuova nobile
gioventù
fremendo di iniziative e
fantasie che colmano gli
spazi della nostalgia
ma anche spingono alla
 dolcezza dei raggi solari
scrivendo come sui
residui dell’avvenire la
magia di un racconto che
continua senza limiti di
tempo a parlare di
noi mentre  nel
perpetuo gioco dell’infinito
torno a vedere nei tuoi occhi le
fiamme di un paradisiaco inferno di
peccato
dove ascoltiamo la
musica della verità nelle
gocce saporite della
meraviglia
ora adesso che
ritorni ad ardere di
folgori e pazzie
mentre senza sosta nel
clamore dei migliori pensieri
voli a precipizio nelle
pieghe del mondo a
raggiungere il ritmo più giusto da
ballare sul mio petto

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