Scritto da © giuseppe pittà - Gio, 27/11/2014 - 17:55
“oltrepietra o del sacro gioco d’un Apocalisse d’infinito”
piccola poesia a forma di tempo
dicono di me che ero nata molte volte, tornando indietro come il rigurgito del fuoco o salendo in alto verso la difficile fantasia del cielo o scendendo in basso nella morsa incorruttibile della terra di un altro inferno. non so se condividere o no il giudizio, neanche in verità me ne curo, ma sono sicura che ho deviato molte volte dalla strada, costruendo e disfacendo, come le onde forsennate di un torrente in piena, offrendomi con altre forme alla visione del mistero e forse del sublime.
di mille anni e
mille giorni ancora
oltre il solco del
lampo e della
tempesta
l’abito della sola
Pietra
veste di destino e
concretezza
la magia misteriosa del
testimone
dove urla e sussurra
di partenze e viaggi e arrivi
nei termini dei
tentativi della Storia
disseminata fin nelle
profondità di
uomini e soldati
nei margini sempre esatti delle
tombe
a ricordo del movimento
e dello spessore del
respiro che vive
perfino nella consistenza
della Morte
ho sogno di scalfire, come l’abituale armamentario della caccia, per procurarmi la necessaria importanza in ogni racconto che sappia, raccontando, far capire. ho sentimento di prigione, nel volto più limpido, che è nascosto dal resto della vittoria. in attesa, sempre e comunque, dell’abilità di un cuore che non è mai di prima qualità, ma sa vedere oltre le montagne dell’oscurità. scelgo di cantare sempre più volte, accompagnata dalle carezze del vento, di un vento che non conosce le stagioni, essendo pronto nel conflitto delle speranze del futuro. così mi accompagno alle altre pietre, per guardare tutte insieme oltre ogni linea d’orizzonte, segnandoci sul nostro petto le più complesse o semplici generalità, solo un piccolo cenno del tempo di vita e del tempo della fine, consegnando al guado verso il futuro, tutto il desiderio di palpitare ancora, camminando, di passo lento o veloce, oltre il segno, oltre il temporale e il raggio, oltre ogni nome d’uomo. oltre la mia natura, di viva Pietra.
piccola poesia a forma di tempo
dicono di me che ero nata molte volte, tornando indietro come il rigurgito del fuoco o salendo in alto verso la difficile fantasia del cielo o scendendo in basso nella morsa incorruttibile della terra di un altro inferno. non so se condividere o no il giudizio, neanche in verità me ne curo, ma sono sicura che ho deviato molte volte dalla strada, costruendo e disfacendo, come le onde forsennate di un torrente in piena, offrendomi con altre forme alla visione del mistero e forse del sublime.
di mille anni e
mille giorni ancora
oltre il solco del
lampo e della
tempesta
l’abito della sola
Pietra
veste di destino e
concretezza
la magia misteriosa del
testimone
dove urla e sussurra
di partenze e viaggi e arrivi
nei termini dei
tentativi della Storia
disseminata fin nelle
profondità di
uomini e soldati
nei margini sempre esatti delle
tombe
a ricordo del movimento
e dello spessore del
respiro che vive
perfino nella consistenza
della Morte
ho sogno di scalfire, come l’abituale armamentario della caccia, per procurarmi la necessaria importanza in ogni racconto che sappia, raccontando, far capire. ho sentimento di prigione, nel volto più limpido, che è nascosto dal resto della vittoria. in attesa, sempre e comunque, dell’abilità di un cuore che non è mai di prima qualità, ma sa vedere oltre le montagne dell’oscurità. scelgo di cantare sempre più volte, accompagnata dalle carezze del vento, di un vento che non conosce le stagioni, essendo pronto nel conflitto delle speranze del futuro. così mi accompagno alle altre pietre, per guardare tutte insieme oltre ogni linea d’orizzonte, segnandoci sul nostro petto le più complesse o semplici generalità, solo un piccolo cenno del tempo di vita e del tempo della fine, consegnando al guado verso il futuro, tutto il desiderio di palpitare ancora, camminando, di passo lento o veloce, oltre il segno, oltre il temporale e il raggio, oltre ogni nome d’uomo. oltre la mia natura, di viva Pietra.
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